Beijing, la grande capitale della Cina

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Qianmen Main Street, Pechino

Sono arrivata dall’altra parte del mondo, sono arrivata a Pechino.
Beijing 北京, letteralmente capitale del nord (dove bei 北 significa nord e jing 京 sta per capitale) è considerata la città più grande del mondo: la sua superficie equivale a quella del Lazio. Ufficialmente conta circa 24.000.000 di abitanti, ufficiosamente sono molti, molti di più.
La città di Pechino è grandiosa, semplicemente grandiosa.
È un luogo la cui storia, la cultura e le cui usanze sono completamente differenti e opposte alle mie, eppure qui mi sento a mio agio. Fin dal giorno del mio arrivo mi sono sentita come a casa.

Questa città traspira un’energia stupenda, la si percepisce ad ogni passo percorso in uno dei suoi mille vicoli nascosti, nell’esplosione di colore che investe il passante dalle vetrine luminose, nel viavai casuale e disordinato dei milioni di persone che ogni giorno calpestano le sue strade.

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Palazzo d’Estate, Pechino

Molti turisti cinesi in visita a Pechino mi hanno chiesto di fare una foto insieme, i loro sguardi curiosi mi studiavano con interesse e i loro modi erano cordiali.
Ho trovato persone gentili, sorridenti e disponibili nel prestare aiuto.

La maggior parte della gente non parla inglese ma quasi tutti utilizzano il traduttore automatico. La comunicazione è quindi possibile, ma non sempre è facile farsi intendere del tutto: nonostante la buona volontà che hanno nel voler dare una mano, spesso faticano a capire ciò che gli viene chiesto.
Molte delle persone che ho incontrato mancavano di praticità, come se il loro ragionamento arrivasse solo fino a un certo punto per poi fermarsi lì. Ed era inutile intestardirsi spiegando loro un concetto apparentemente evidente, perché dal loro punto di vista non lo era affatto.

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Coppia di turisti cinesi incontrati al ristorante

Il costo della vita non è esagerato se paragonato ad altre capitali, ma per gli standard russi e mongoli ai quali mi ero abituata, beh… è tutta un’altra storia! In Mongolia, per esempio, un cappuccino gigante lo pagavo 6500 Tugrik. Sono circa 2 euro e 20. Qui, lo stesso cappuccino, ma dalle dimensioni dimezzate, lo pago dai 35 YUAN in su, sarebbe a dire 4 euro e 50 circa.
Ho dovuto ridurre drasticamente la mia quantità giornaliera di caffeina, con risultati catastrofici per il mio ritmo sonno-veglia.

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Per le strade di Pechino

Nonostante questo dettaglio non del tutto trascurabile, è una città fantastica, piena zeppa di storia, attrazioni, musei e teatri, parchi suggestivi capaci di far dimenticare l’assordante megalopoli nella quale ci si trova.
E ancora, mercati e mercatini di ogni genere, piccole bancarelle tradizionali che si alternano a giganteschi centri commerciali ultramoderni.

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Vecchio Palazzo d’Estate

Pechino ha un qualcosa in più, è speciale, immensa, coloratissima. È piena di vita.
Le zone antiche convivono letteralmente fianco a fianco con quelle più nuove e moderne, sono due facce della stessa medaglia.
Ostenta una modernità volutamente occidentale, ma la sua vera identità si riflette nella tradizione che ancora resiste alla ricerca sfrenata del progresso.
La Pechino moderna si veste di finzione e apparenza. Le sue grandi strade turistiche sfoggiano un capitalismo luccicante, fatto di grandi pubblicità luminose che promettono una felicità facile, sterile e temporanea. I negozi all’ultimo grido ammaliano gli ingenui con il loro canto di plastica e consumismo, le insegne dei marchi più famosi torreggiano minacciosi da ogni dove.
Sono capitata in questa zona una volta soltanto. Per errore.

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Gli Hutongs, il volto autentico di Pechino

La Pechino che ho imparato ad amare io si trova un pochino più in là e si sviluppa lungo piccole viuzze tortuose, lontana dalle accecanti luci bianche al neon.
La Pechino che mi attira e che mi incanta ogni giorno, la Pechino autentica, si nasconde negli Hutongs.

Gli Hutongs sono i quartieri tradizionali della vecchia Pechino, un insieme di piccole abitazioni tutte raggruppate lungo strette stradine labirintiche.
Famosi per la loro tipicità, il loro collegamento con il passato e l’antica tradizione cinese è più che evidente.
Gli Hutongs sono quartieri piccoli, semplici e spesso del tutto anonimi, nascosti alla vista della caotica massa di turisti che aggredisce la città quotidianamente. Sono il cuore stesso di Pechino, eppure sono in qualche modo protetti e distanti dal caos che la caratterizza.

È strano quanto velocemente si possa passare dal rumore e dal disordine delle vie affollate, alla quiete degli Hutongs. Quando mi perdo tra i numerosi vicoli deserti e stranamente silenziosi, mi sembra di entrare in un altro mondo.
Qui gli abitanti sbrigano i propri mestieri quotidiani, mentre qualche vecchina seduta su di sgabelli minuscoli osserva pacifica lo scorrere della giornata. Qualcuno mangia un pasto caldo o riposa un poco, accucciato in terra lungo la via. C’è chi si gode del buon tè in compagnia, raccontandosi le ultime novità seduto ad un tavolino arrangiato su un lato della strada, chi gioca a carte o a dama cinese.
Lungo queste stradine si respira un’aria tranquilla e serena, sembra che la vita scorra con un ritmo tutto suo.

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Girovagando per gli Hutongs di Pechino

Poi ci sono gli Hutongs commerciali, sono i più famosi e sono i miei luoghi preferiti in assoluto.
Sono costruiti su stretti vicoli traboccanti delle più svariate botteghe e ad ogni ora del giorno fino al calare della notte sono colmi di vita, luci, profumi e tradizione.

I vicoli si diramano in tutte le direzioni, senza un senso apparente e nella confusione generale è facile perdersi e perdere il senso dell’orientamento.
Sono posti magici e labirintici che racchiudono al loro interno un piccolo mondo a sé stante.
Dietro a piccole porticine anonime si nascondono aree interamente consacrate alla ristorazione, piene zeppe di ristoranti e banchetti di ogni sorta o mercati straripanti di caotiche bancarelle dalla merce più disparata.
La quantità di persone che percorre questi vicoli è impressionante.
Adoro immergermi nel bagno di umanità che caratterizza queste vie: i colori sgargianti dei prodotti nei mercati, i profumi e gli aromi di cibi esotici, la musica e le grida dei venditori. Gli Hutongs sono un qualche cosa di straordinario.

L’offerta di cibo è varia e numerosa, ci sono vicoli interamente dedicati. Mi piace provare del cibo totalmente casuale, basandomi semplicemente sull’ispirazione del momento. Non faccio domande, non chiedo alcuna informazione. Mi limito ad indicare ciò che desidero comprare e mi preparo alla sorpresa! Niente è ciò che sembra, ma tutto ciò che assaggio è buono e particolare!

Beijing e le tentazioni culinarie

Esco dall’ostello di buon’ora e mi incammino verso la stazione della metro. La città pullula di vita, i turisti si mescolano agli abitanti della capitale in un viavai confuso, le motociclette si aprono prepotentemente un varco nell’ammasso di persone a suon di clacson e grida.
Decido di provare ad addentrarmi in una stradina mai notata prima e mi mescolo alla folla.

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Capito in un piccolo Hutong commerciale, la gente passeggia curiosando tra le bancarelle e sbircia nelle vetrine a caccia del souvenir perfetto. Grosse piante rampicanti adornano le antiche facciate colorate dei negozi, donando al paesaggio un non so che di fatato.
La prima cosa ad attirare la mia attenzione è l’inconfondibile aroma di cibo, la mia pancia risponde prontamente al richiamo con un brontolio alquanto inopportuno, dal momento che ho appena finito di mangiare colazione all’ostello.
Decido di ignorare l’insistente voce che nella mia testa mi invita a dare un’occhiata e svolto in quella che pare la via opposta alla fonte di tale profumino.

Niente da fare, a quanto pare non ho scampo: mi ritrovo di fronte all’ennesima vetrinetta della dannazione eterna, che mi seduce con una montagna di dolcetti colorati e cose strane e invitanti.
A questo punto la mia volontà si arrende miseramente e me ne vado di lì a poco con in mano quello che pare una specie di panino dolce.
Sulla faccia, un sorriso da ebete felice.
Tra un assaggino e l’altro sarò ingrassata di 10 kg, come minimo.
Mi allontano tra la folla prefiggendomi l’illusorio obiettivo di smetterla, una volta per tutte!

Il problema è che in quanto a cibo, Pechino offre una varietà di stranezze di tutti i tipi: panini dolci e salati, vuoti o ripieni delle cose più stravaganti. Dolci, dolciumi e dolcetti. Biscotti, brioches e pasticcini. Pietanze salate di ogni sorta e fattura. Persino i gelati confezionati che si trovano al supermercato sono super particolari, come si fa a non volerli provare tutti?
Mi diverto un mondo a sperimentare la miriade di pietanze differenti e assolutamente assurde che è possibile trovare lungo la via.
Abili venditori sorridenti decantano la bontà della loro gustosa merce sventolandomela sotto al naso e prendendomi per la gola, e le vetrinette affacciate sulla strada traboccano di leccornie dall’aspetto invitante e misterioso.
Insomma, tentare di opporre resistenza è del tutto inutile!

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