Busan

Busan, viaggio in solitaria
Busan, il porto

Busan è la città portuale più estesa della Corea del Sud, nonché il quinto porto al mondo per la movimentazione di container.
Dopo Seoul, è la città più grande e la più popolosa.

Sono arrivata qui con l’idea di fermarmi solo qualche giorno: il tempo di fare la visita medica per il visto australiano, visitare la città e decidere quali sarebbero state le mie tappe successive.
E invece, Busan è la città nella quale mi sono fermata più a lungo.
Sono passate tre settimane e 4 giorni dal mio arrivo a Busan e il giorno della mia partenza è arrivato. Ho impacchettato le mie cose per l’ennesima volta e ho chiuso il mio zaino: sono pronta a spostarmi a Seoul.

Busan, Gamcheon Culture Village, viaggio in solitaria
Gamcheon Culture Village, Busan

In quanto ad attrattive, Busan non offre certo un gran numero di opportunità. Diciamo che la scelta di fermarmi tanto a lungo è stata influenzata da cause di forza maggiore.
Avendo ottenuto il visto per l’Australia (sì, me lo hanno confermato qualche giorno dopo la visita medica!), ho dovuto affrontare qualche spesa in più.
Tra queste, il biglietto aereo, che è andato a sommarsi ai costi generali per il visto e per la visita medica, più l’aggiunta di qualche altra spesa varia destinata alla mia sopravvivenza.

Busan, Parco Yongdusan, viaggio in solitaria
Parco Yongdusan, Busan

Insomma, dopo Tokyo e il Giappone in generale, queste ultime spesucce mi hanno un tantino destabilizzata.
Il mio piano prevedeva un tempo di permanenza in Corea di circa un mese, e se volevo rispettarlo avrei dovuto trovare un Workaway al più presto.
O meglio, un Worldpacker.
Detto fatto, dopo una veloce ricerca ho trovato un’interessante opportunità di volontariato in un ostello di Busan, nel quale il vitto e l’alloggio erano offerti in cambio di tre sole ore di lavoro al giorno.

Book Street, Busan, viaggio in solitaria
Book Street, Busan

La mia esperienza di volontariato in ostello

L’ostello in questione si trova nel distretto di Dong-gu, la zona più turistica della città e forse quella con maggiori attrattive.
La struttura è un tantino vecchia, ma l’ostello in sé è confortevole e carino.
Inizialmente, il gruppo di volontari con cui ho lavorato era abbastanza numeroso, ma con il passare dei giorni è andato via via sfoltendosi.
Durante la mia ultima settimana il numero dei volontari si è ridotto a 3 persone, me compresa.

Busan, viaggio in solitaria
Busan

Per l’intera durata della mia permanenza nell’ostello, ho dormito in una camerata condivisa con le altre ragazze.
A parte la stanza però, non abbiamo condiviso molto altro.
Normalmente, durante un’esperienza di volontariato tanto lunga, si stringono delle buone amicizie, solide e abbastanza profonde. Ma non qui.
Qui, durante le ore libere, ognuno se ne stava per i fatti suoi.

In un normale momento della mia vita, la cosa mi avrebbe infastidito un poco, ma non questa volta.
Avevo bisogno di un po’ di tempo per me stessa, e devo dire che l’esagerata privacy di cui ho avuto modo di godere, non mi è affatto dispiaciuta.

Ad avermi realmente infastidito, è l’incoerenza tra ciò che l’ostello prometteva sul sito di Worldpacker e la realtà.

Secondo il sito di Worldpacker, avrei dovuto avere il vitto oltre che l’alloggio, inteso come tre pasti completi al giorno. E due giorni liberi alla settimana.
La realtà invece era ben diversa: i pasti consistevano in un po’ di riso, e un misero pacchettino di noodles istantanei al giorno.
Le scorte di cibo però, sono finite dopo una settimana dal mio arrivo. Del riso non se ne è saputo più niente, mentre i noodles, almeno quelli, sono ricomparsi dopo qualche giorno.
Per i giorni liberi invece c’era una sorta di strana regola: la prima e l’ultima settimana di un nuovo volontario, non prevedeva alcun giorno libero.
In tre settimane, ho quindi avuto due giorni liberi in totale.

Tra le tante proposte presenti su Worldpacker, avevo scelto questo ostello per i tre pasti giornalieri che diceva di offrire.
Nonostante tutto, ho deciso di rimanere; in fondo ne valeva la pena, solamente per le ore effettive di lavoro!

Busan, viaggio in solitaria
Per le strade di Busan

Il lavoro in sé non era troppo impegnativo, era di facile esecuzione e normalmente ben diviso tra i volontari. C’erano giorni in cui finivo di svolgere tutti i compiti che mi erano stati assegnati nel giro di una mezz’ora abbondante. Dopodiché, ero libera di fare quello che volevo.
L’assurda regola dei giorni liberi, il fattore cibo e i pasti mancanti quindi, non mi pesavano particolarmente.

Il lavoro da svolgere giornalmente era sempre lo stesso.
I compiti da eseguire erano suddivisi in questo modo: cambiare e fare i letti, occuparsi della biancheria (lavatrice e asciugatrice), pulire i bagni e occuparsi della spazzatura, aspirare e lavare i pavimenti.
Ogni compito veniva suddiviso tra i volontari che, una volta eseguito il proprio incarico, consideravano terminata la giornata lavorativa.
A nessuno importava se gli altri non avevano ancora finito, non ci si aiutava a vicenda come invece accade solitamente in altre esperienze di volontariato.
Le volte in cui mi è capitato di aiutare qualcuno, la cosa veniva accolta con stupore.

È un po’ triste lo so, ma poi è diventata una cosa normale. Anzi, ammetto che quando mi capitava di finire prima delle tre ore previste, era una vera gioia!

La città di Busan

Busan è una città portuale caotica, sporca e a tratti pare un pochino disorganizzata.
È un misto confuso fatto di enormi grattaceli super moderni, spiagge romantiche, mercati tradizionali e templi sperduti in luoghi mistici e spirituali.

Mercato del pesce di Jagalchi, viaggio in solitaria
Mercato del pesce di Jagalchi, Busan

L’intera città può essere considerata come un gigantesco mercato a cielo aperto. In qualunque zona della città è possibile trovare una sorta di mercato, più o meno grande e, di conseguenza, più o meno affollato.
Esiste addirittura un mercato grande quanto il quartiere stesso che occupa, il Nampodong International Market. Le bancarelle sono seminate ovunque, lungo ogni strada della zona.
Letteralmente.
Scarpe, cappelli e vestiti di ogni genere. Frutta, verdura, riso e granaglie.
La mercanzia venduta è varia e cambia a seconda della zona del mercato.

Ciò che non manca mai nei numerosissimi mercati di Busan è il pesce.
Pesce di mare di ogni tipo, razza e specie. Pesce fresco, secco, appena pescato o già cucinato.
Il suo odore caratteristico invade il 90% delle strade della città.

Durante il mio girovagare per i mercati di Busan, ho notato un disinteresse totale per le norme igieniche più basilari. Il pesce esposto viene cucinato e mangiato direttamente in strada, e alcune bancarelle sono collegate a dei piccoli ristoranti, arrangiati alla bell’e meglio.
Personalmente, ho approfittato dei caratteristici mercati della città per la sola frutta e verdura, che al supermercato viene venduta a prezzi esorbitanti.

Busan, Mercato del pesce di Jagalchi,  viaggio in solitaria
Mercato del pesce di Jagalchi, Busan

È stato un periodo assai strano e interessante, che non definirei proprio divertente. Ho trascorso dei bei momenti con le altre ragazze e il periodo passato lì, è volato. Tutto sommato mi sono trovata bene, ma tre settimane sono state più che abbastanza!
A lungo andare stava diventando monotono, e la mancanza di un contatto umano vero e un po’ più profondo stava cominciando a pesarmi!

Busan, Spiaggia di Haeundae, viaggio in solitaria
Spiaggia di Haeundae, Busan

Arrivato il giorno della partenza, chiudo lo zaino e do un’ultima occhiata alla stanza per assicurarmi di non aver dimenticato nulla.
Un ultimo saluto alle ragazze e via, verso Seoul, l’ultima città di questo mio viaggio.
Prima dell’Australia, si intende!

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