Ekaterinburg, dove Europa e Asia si uniscono

Ekaterinburg, Russia, Transiberiana, Vysotsky
Ekaterinburg, Panorama.
Vysotsky Tower, 183 mt.

È il primo pomeriggio, quando scendo alla stazione di Ekaterinburg; sono stanca, ma elettrizzata al pensiero delle novità che mi aspettano.
L’uscita per la stazione è intasata da una massa di persone, la fila procede in maniera esageratamente lenta. I due metal detector in funzione non riescono a smaltire abbastanza velocemente l’enorme mole di esseri umani che, come un fiume in piena, si dirige all’uscita.
Siamo incastrati in un corridoio angusto, un imbuto.

Il mio arrivo in terra russa è stato all’incirca due settimane fa, e ho attraversato più metal detector in questo ridotto lasso di tempo, che in tutta la mia intera vita. Questi aggeggi sono dappertutto: alle entrate della metropolitana, nelle stazioni dei treni, talvolta nelle piazze.
Quando mancano i metal detector, ci pensano i militari a controllare ogni essere umano presente nell’arco di almeno 100 mt, con una precisione da fare invidia agli aeroporti più sicuri.
Se devo essere sincera, questa maniacale ossessione per il controllo mi sembra un tantino esagerata.

Casa Sevastyanov, Ekaterinburg, Russia, Transiberiana
Casa Sevastyanov.
Dopo la Rivoluzione del 1917, l’edificio ospitò la prima conferenza bolscevica a Ekaterinburg

Aspetto pazientemente in fila, e procedo fino a raggiungere la zona d’ispezione dove eseguo tutti i controlli di rito.
Una volta fuori, scrivo un messaggio a Serjey, il ragazzo che mi ospiterà per le prossime tre notti, avvisandolo del mio arrivo.
Dopo qualche minuto ricevo un messaggio di risposta, nel quale Serjey mi informa che sta ancora lavorando, e che non riuscirà a liberarsi prima di sera.
Mi assicura però, che suo padre è in casa.
Mi invia quindi l’indirizzo e il numero di telefono del padre.
Quest’ultima informazione mi fa presupporre che quest’uomo sappia parlare inglese… ma nel profondo, nutro qualche sospetto.
Il modo per scoprirlo è solamente uno, inserisco dunque l’indirizzo dell’abitazione di Serjey in Google Maps, e mi incammino alla ricerca di un autobus.

Fiume Iset', Ekaterinburg, Russia, Transiberiana
Ekaterinburg, Panorama dal fiume Iset’

Appena fuori dalla stazione, un simpatico vecchietto mi offre il suo aiuto, probabilmente impietosito dalla mia espressione persa.
Ha un modo di fare gentile e allegro che mi ispira fiducia sin dal primo momento.
Decido di accettare, e gli mostro il nome della via e la posizione sulla mappa dal mio telefono.
A sentir lui devo prendere il minibus numero 021, la fermata è proprio dietro l’angolo. Sottolinea la parola minibus con zelo.
Tra una spiegazione e l’altra, mi dice di essere un ex insegnante di inglese. Noto nella sua voce, una punta di fierezza.
Il sorrisone che gli decora il viso non lo abbandona un secondo, e mi mette addosso tanta allegria: lui non lo sa, ma mi ha appena regalato un ottimo benvenuto nella città di Ekaterinburg.
Lo saluto ringraziandolo, e mi dirigo alla fermata.

Quando l’autobus numero 021 arriva, capisco il perché dell’appellativo mini: quello che si ferma di fronte a me, è un piccolo bus scalcagnato e molto vecchio. Pare uscito da un cartone animato, il parabrezza e il cruscotto sono decorati con tende e oggetti vari, nello stile dei camionisti.
In seguito ne vedrò molti in giro, ognuno decorato secondo differenti stili.
Salgo con fare sicuro, oramai so bene come si utilizzano i mezzi pubblici in Russia, prendo posto e aspetto che la signora dei biglietti venga da me con il suo passo vacillante.
Comprato il biglietto mi metto comoda e, di tanto in tanto, controllo la mia posizione sul GPS.

Russia, Transiberiana
La fermata accanto alla casa di Serjey

Giunta a destinazione, mi ritrovo davanti a una serie di vecchi caseggiati in perfetto stile sovietico: sono uno più uguale dell’altro, e non trovando alcuna indicazione decido di chiamare il padre di Serjey.
Dall’altro lato del telefono, una voce maschile dice qualche parola in russo, e in russo risponde a ogni domanda che io pongo in inglese. Ogni mio tentativo di chiedere qualsivoglia informazione, risulta del tutto inutile.
Dal momento che nessuno dei due parla una lingua all’altro comprensibile, comincia una specie di conversazione a senso unico da entrambe le parti.
Mi chiedo perché cavolo Serjey abbia deciso di darmi il numero di suo padre, quando il verificarsi di questa situazione era più che ovvia!

Ekaterinburg, Russia, Transiberiana
Vagando per le vie di Ekaterinburg, in compagnia del padre di Serjey

Dopo una serie di telefonate tra Serjey, suo padre e la sottoscritta, riesco infine a giungere davanti alla porta dell’appartamento, dove un uomo anziano dallo sguardo a tratti vacuo, mi sta aspettando.
Mi presento porgendogli la mano: “Minià zavut Enrica”, mi chiamo Enrica.
Ci guardiamo, lui tace.
Dice qualche cosa riguardo a suo figlio, mi indica dove appoggiare lo zaino e mi fa segno di seguirlo in cucina.
Quando lo raggiungo mi mostra un pacchetto di pasta Barilla. Lo agita felice e lo mette sul tavolo, utilizzando una gestualità inequivocabile: “Mi cucini della pasta?” sembra chiedermi a gran voce.
Mi si avvicina poi con il pacchetto della pasta in mano, e indica la dicitura ‘al dente’ (scritto proprio così, in italiano), sulla scatola dei fusilli.

Annuisco sorridendo, sfodero il mio traduttore automatico e chiedo tutti gli utensili di cui ho bisogno.
Nel giro di 5 minuti mi ritrovo a far soffriggere una cipolla, cercando di capire che cosa contengano i sughi che quest’uomo silenzioso mi ha messo a disposizione.
Rido tra me e me, pensando all’assurdità della situazione, mentre lui se ne sta in un angolino osservando, curioso, ogni mia mossa.

Nonostante la cucina sia poco rifornita, riesco a preparare un piatto di pasta decente che, a sentir lui, è ottimo.
Dopo il primo, strano momento di silenzio, comincia una sorta di comunicazione frammentaria, resa possibile unicamente grazie al traduttore automatico.
Scopro che il padre di Serjey è un uomo un poco riservato, ma molto dolce e disponibile. Durante i nostri ‘dialoghi’ cerca di darmi quante più informazioni possibili sulla città e mi racconta alcuni aneddoti della sua vita.
Mi mostra una fotografia in bianco e nero di una giovane donna dalla posa seria e statica, tipica delle vecchie immagini degli anni ’50. Mi dice essere sua moglie.
È vedovo ormai da qualche tempo ma noto che, quando mi parla di lei, il suo sguardo triste è distante, perso in chissà quali ricordi.

Russia, Transiberiana
Serjey’s father and me


Inizia così una strana amicizia, fatta di lunghi silenzi, dialoghi corti ed essenziali, qualche risata e l’immancabile pranzo a base di pasta: sospetto che sia il suo piatto preferito!
È un uomo gentile e pacato. I suoi occhi tristi sembrano guardare oltre, perennemente volti ad un tempo ormai lontano.

Cattedrale sul Sangue Versato, Romanov, Ekaterinburg, Russia, Transiberiana
La Cattedrale sul Sangue Versato, costruita sul luogo dove la famiglia Romanov venne sterminata, nel 1918

Serjey, la mia personale guida turistica ad Ekaterinburg

Vagare per le vie di Ekaterinburg in compagnia di Serjey, è stato come avere una guida turistica al mio fianco… anzi meglio: lui aveva sempre una scorta di birrette nello zaino!
Serjey ha un profondo interesse per la storia del suo paese e della sua città, e nonostante fosse molto occupato con il lavoro, ha sempre trovato del tempo per me.
Mi ha fatto scoprire il suo mondo attraverso la musica, la letteratura e alcuni vecchi film russi piuttosto assurdi!
Abbiamo esplorato le strade affollate della città, le vie secondarie, i sentieri nascosti.
Mi ha narrato le vicende di innumerevoli personaggi noti e le folli imprese di individui sconosciuti.
Mi ha svelato le storie dimenticate degli edifici antichi che spuntano qua e là, e che ancora sopravvivono al progresso.

Serjey sogna di poter lasciare il suo attuale lavoro per diventare una guida turistica, e spero proprio che riesca nel suo intento perché ad ogni racconto i suoi occhi si illuminavano di nuova luce.
Nulla sfuggiva al suo sguardo, ogni piccolo particolare aveva una sua storia e Serjey dava loro voce con entusiasmo e passione.

Efim Artamonov,  Ekaterinburg, Russia, Transiberiana
Serjey and me,
di fronte al monumento dedicato all’inventore della bicicletta Efim Artamonov

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