Guilin, Yangshuo e la gita in zattera di Bambù

Le Pagode del Sole e della Luna, Guilin

Il panorama di Guilin è il più bello del mondo, e il panorama di Yangshuo è il migliore di Guilin”, così narra un vecchio detto cinese.
Tutta la regione del Guangxi è famosa per lo scenario magico e pittoresco che la contraddistingue, ma Yangshuo e Guilin sono forse le città più conosciute e visitate.
L’intera zona è caratterizzata dalla massiccia presenza di particolari colline interamente ricoperte di florida vegetazione. Picchi rocciosi dalla strana forma che spuntano qua e là con disordinata armonia. Il loro profilo caratteristico dona al paesaggio un qualcosa di speciale, che non si vede tutti i giorni.
Il fiume Lijiang bagna questa terra rigogliosa con le sue acque color dello smeraldo. Serpeggia placido e sinuoso zigzagando tra gli innumerevoli monti verdeggianti creando uno scenario di inverosimile bellezza.
Non per niente i cinesi si riferiscono a questo luogo affermando che “le sue montagne e i suoi fiumi sono i migliori sotto questo cielo”.

L’immagine stampata sulla banconota da 20 Yuan rappresenta proprio il Fiume Li.

Oltre al suggestivo panorama, quest’area offre una moltitudine di attività. Il mio lungo viaggio purtroppo mi costringe ad una scelta estremamente ridotta, non ho fondi sufficienti per vedere tutto!
All’inizio avevo intenzione di fare la famosa crociera sul fiume Li, che in poche ore di viaggio collega la città di Guilin con la cittadina di Yangshuo. Ma navigando sul web ho trovato un interessante articolo che sconsiglia quest’opzione, divenuta tanto famosa quanto affollata e costosa. Proponeva in cambio una valida alternativa: una gita in zattera di Bambù sul fiume Yulong, un affluente del Lijiang.

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L’autobus corre veloce, in meno di un’ora dovrei arrivare a Yangshuo, dove è possibile navigare sul fiume con una zattera di Bambù tipica di questi luoghi.
Sto studiando un pochino di russo con la nuova app consigliatami da un amico conosciuto nell’ostello di Ulan Bator, ma vengo interrotta dal ragazzo che mi siede accanto.
“Where … where do you come from …?”
Lo guardo con un’espressione a metà tra la sorpresa e il fastidio: oggi mi sono alzata con il piede sbagliato e non ne ho voglia di fare conversazione.
Mi sorride timido e forse la mia faccia scontrosa lo sta intimorendo ulteriormente; mi maledico mentalmente per il mio caratteraccio e gli faccio un bel sorriso.

Bin è un ragazzo di Wuhan, in vacanza a Guilin e Yangshuo per la Festa Nazionale cinese: dal primo al sette ottobre la Cina celebra l’anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, avvenuta nel 1949.
In questo periodo il paese si veste letteralmente dei colori della sua bandiera, che sventola da ogni dove. Non c’è lampione, ringhiera, muro o edificio che non sfoggi orgoglioso le cinque stelle su sfondo rosso.
Questa festa segna uno dei periodi di vacanza principali per la Cina, gli uffici e le scuole sono chiusi e il popolo cinese si mette in viaggio. 
Bin mi racconta che il suo è un lavoro di ufficio, da quel che ho capito lavora nel settore informatico di un’azienda. Come migliaia di altri suoi connazionali approfitta di queste vacanze per rilassarsi e visitare il suo paese.

Ecco, ora vorrei fare un piccolo appunto. Bin aveva le stelline negli occhi mentre mi parlava fiero delle vacanze di cui tutti i cinesi possono godere per festeggiare la loro amata patria, e qui la domanda sorge spontanea: le migliaia di persone che lavorano nella ristorazione o nelle strutture alberghiere, nel settore del trasporto pubblico, nella manutenzione e pulizia delle strade, nei negozi e centri commerciali, non fanno forse parte del popolo cinese? Per loro niente vacanze, per loro niente riposo.
Avendo lavorato come cameriera non ho potuto fare a meno di constatare che tutto il mondo è paese, i diritti di qualcuno valgono più dei diritti di qualcun altro. In Cina come in Italia.
Chiudo questa parentesi senza dilungarmi oltre, il mio pensiero rivolto al fantastico staff del ristorante dove ho lavorato, praticamente una seconda famiglia!

L’inglese di Bin è un pochino arrugginito, ma si fa sempre più fluido mano a mano che parla e mi parla di un sacco di cose! I suoi modi di fare sono gentili, tranquilli e riservati, qualche volta si aiuta nella conversazione con il traduttore automatico.
Gli piace molto l’Italia pur non essendoci mai stato, e conosce parecchie cose sulla storia e sulla cultura italiana. Mi pone svariate domande, è curioso di sapere se ciò che ha letto corrisponde alla realtà.
Il viaggio in autobus trascorre in fretta tra una chiacchiera e l’altra e in un attimo siamo a Yangshuo.
Abbiamo lo stesso programma per il pomeriggio e decidiamo di trascorrerlo insieme.

Scesi dal bus ci mettiamo alla ricerca del suo ostello, sviando con non poca difficoltà le decine di donne che tentano di offrirci tours e attività dal prezzo più che gonfiato.  Prendono d’assalto qualunque essere umano con la parvenza di un turista, sventolandogli in faccia un cartello plastificato con le immagini delle varie offerte proposte. Circondano la loro preda non lasciandole scampo.
“BAAAMBOOOO?? BAMBOO RAAAFT??”
Con voci dal tono sovrumano tentano di convincerci a comprare un tour, gridandoci direttamente nelle orecchie per essere sicure di attirare la nostra attenzione.
“SCOOTER?? RENT A SCOOTER!”
Acceleriamo il passo e con una capacità uditiva altamente compromessa superiamo lo sciame umano che ci si è fatto attorno. Qualcuna ci segue insistentemente per qualche minuto, per poi desistere e tornare alla stazione degli autobus.
È risaputo che gli ostelli offrono le stesse proposte a prezzi decisamente più ragionevoli e arrivati a destinazione prenotiamo l’opzione del giro in zattera con tanto di servizio taxi incluso!

Avendo un po’ di tempo a disposizione decidiamo di andare a mangiare un boccone e optiamo per il ‘ristorante’ più piccolo ed economico che riusciamo a trovare.
Ovviamente lascio che Bin si occupi di parlare con l’uomo ai fornelli per ordinare quello che a lui pare l’opzione più appetitosa. Non che ci sia una gran scelta, il menu appeso al muro conterà sì e no 3 o 4 piatti!
Ci rifocilliamo sorseggiando una birra ghiacciata e Bin insiste nell’offrirmi in pranzo: ”Siamo amici,” sorride, “e tra amici si fa così.”
Accetto con l’unica condizione di permettermi di ricambiare, magari fermandoci in qualche baretto una volta tornati dal giro in zattera.
Facciamo due passi per le stradine affollate della città e raggiungiamo il luogo concordato con l’ostello, dove aspettiamo il mezzo che ci porterà al molo delle zattere.

Bin è molto colpito dal fatto che la mia famiglia non sia contraria al viaggio che sto facendo e che anzi, mi sproni alla ricerca della mia felicità nonostante questo mi porti lontano da casa e verso un futuro incerto.
Mi spiega che in Cina i giovani devono seguire delle priorità quali trovare un buon lavoro e comperare una casa. Solo così hanno la possibilità di trovare una compagna e costruirsi una famiglia.
Mi racconta queste cose e nella mia mente appare l’immagine di un libretto delle istruzioni, istruzioni di vita da seguire alla lettera. Istruzioni senza le quali l’esistenza stessa non ha alcun senso o valore.

Gli spiego la mia idea di vita, di libertà e di felicità e lui ne rimane affascinato. Vorrebbe mollare tutto e partire, ma non vuole rischiare di deludere i suoi genitori facendo qualche cosa che va contro alle convenzioni sociali.
Parliamo di religione e spiritualità. Mi dice di essere ateo, come la maggior parte del popolo cinese. Mi confessa il suo desiderio di avere una fede, vorrebbe tanto essere capace di credere in qualche cosa.
“Delle volte mi sento vuoto. Forse la religione potrebbe aiutarmi.”
Mi mostra il suo bracciale, è fatto di grosse perle di legno con incisi i mantra della meditazione taoista.
Parliamo di musica, di storia e di arte. Cita i nomi di Da Vinci, Bernini e Pavarotti. Intona persino qualche nota!

Due colpi di clacson ci avvisano che il nostro passaggio è arrivato e ci uniamo al gruppetto di persone che già siede nel piccolo furgone scalcagnato.
Giunti al molo l’autista si occupa di comperare i biglietti, e una volta formate le coppie ci accingiamo a salire sulle zattere di Bambù.
Ogni zattera trasporta due persone, più il conducente. Per spostarsi lungo il fiume, il conducente si avvale di un lungo bastone con cui spinge la zattera in avanti facendo leva sul fondale del fiume.

Le zattere scivolano silenziose sull’acqua, navighiamo completamente immersi nell’incantevole scenario di queste colline uniche al mondo.
Raggiungiamo il molo di arrivo in poco più di un’ora e mezzo, qui ci attende il furgone che ci riporterà in centro.

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Cala la sera e Yangshuo si veste di mille luci colorate. La musica invade le strade, piene dei profumi di pietanze appetitose.
Dopo averne assaggiata qualcuna facciamo tappa in un piccolo bar molto particolare, dove finalmente posso sdebitarmi e pagare un giro di birra al mio nuovo amico.
La serata passa in fretta tra qualche brindisi e quattro risate, il tempo vola e quasi perdo l’ultimo bus in partenza per Guilin.

Ho a malapena il tempo di salutare Bin e di augurargli tutta la fortuna, la felicità e il coraggio del mondo.
Il coraggio di prendere in mano la propria vita e di svincolarla dalle aspettative altrui per farne ciò che vuole. La fortuna di trovare delle persone che accettino le sue scelte. E la felicità di una vita costruita secondo i suoi sogni, bisogni e desideri.

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