Il Tour organizzato, Seconda Parte: La Grande Muraglia Cinese

Dopo ‘l’istruttiva permanenza’ nel negozio di souvenir di giada, la nostra guida annuncia che è giunta l’ora del pranzo. Sono le 11 del mattino.
Il ristorante si trova nello stesso edificio del negozio, al primo piano.
Raggiunto il nostro tavolo prendiamo posto, e la guida ci avvisa che abbiamo 40 minuti di tempo per mangiare.
Mi sento un tantino sotto pressione.
Siedo accanto alla simpatica coppia di indiani che ho conosciuto sul bus. Sono cordiali e gentili, abbiamo fatto due chiacchere tra una sosta e l’altra. Più di 40 anni fa hanno lasciato l’India per trasferirsi a New York dove hanno messo su famiglia. Sono a Pechino solo di passaggio, si sono fermati quel tanto che basta per visitare la Grande Muraglia.
Mi stanno raccontando il loro piano di viaggio quando tre ragazzi sudamericani ci raggiungono al tavolo: Ricardo è un ragazzo cileno in Cina per lavoro e Raul e Felipe, padre e figlio, sono venuti dall’Argentina per assistere alla semifinale dei mondiali di Basket. Proprio ieri si è svolta la partita che ha visto il loro paese vincere contro la Serbia.
Parlando lo spagnolo è stato facile fare la loro conoscenza e in un attimo abbiamo fatto amicizia.

Il pranzo consiste in una serie di piatti tradizionali a buffet. Ci hanno servito un mix variegato di misteriose pietanze tipiche e sebbene gli ingredienti mi risultassero totalmente sconosciuti, ho assaggiato e apprezzato praticamente tutto!
Il pranzo sarebbe stato una delle poche note positive del Tour non fosse per il poco tempo lasciatoci per mangiare. Praticamente raggiungo il bus che ancora mastico l’ultimo boccone.
Ma bando alle ciance, lasciamo da parte la negatività e le lamentele: stiamo per raggiungere la Grande Muraglia, la giornata acquisirà finalmente un senso!

L’autobus procede tranquillamente e la mia felicità aumenta di chilometro in chilometro, quand’ecco che la guida prende in mano il microfono: un’inevitabile terza fregatura sta per abbattersi inesorabilmente sulla mia positività.
Con un sorriso professionale sul viso, ci comunica che stiamo per raggiungere la biglietteria e che lei si occuperà dell’acquisto dei tickets. Con nonchalance aggiunge poi che la Muraglia si trova sulla cima di un monte e che per raggiungerla a piedi ci vogliono 45 minuti circa, qualche cosa di meno per il ritorno. Dal momento che per la visita abbiamo due ore di tempo in totale, consiglia vivamente di prendere la cabinovia che in soli 8 minuti porta a destinazione.
Ovviamente il costo del biglietto non è compreso: “Al vantaggioso prezzo di 120 Yuan è possibile ottenere il ticket di andata e ritorno!” annuncia gioiosa.
Io la cabinovia non la voglio prendere, ma le tempistiche ristrette non mi lasciano molta scelta. Una sola corsa costa 100 Yuan, al che opto per il biglietto completo che è il più conveniente.
Voglio approfittare della maggior parte del tempo che ho a disposizione per camminare sulla Muraglia e per poterla ammirare, in fondo sono qui per questo.
Parcheggiato il bus raggiungiamo l’entrata della cabinovia dopo una breve camminata. Da lontano noto un considerevole gruppo di persone e più mi avvicino, più uno strano presentimento si fa largo nella mia mente. Giungo a destinazione e trovo ad attendermi un’amara quanto prevedibile sorpresa: una lunghissima, interminabile fila di turisti è in attesa sotto al sole cocente.
No ghe credo.
Nel convincerci ad utilizzare la telecabina la guida si è focalizzata principalmente su un punto chiave, la sua estrema velocità. Ci ha assicurato un gran risparmio di tempo, tempo prezioso per visitare la Muraglia.
Nel promuovere la magica cabinovia si è però ‘scordata’ di avvisarci che agli 8 minuti che impiega per raggiungere la cima del monte bisogna aggiungere un’abbondante ora di coda per potervi salire.
La fila procede ad una lentezza esasperante, guardo il bosco e più su, i tratti di muraglia visibili dalla mia posizione. Mi pare irraggiungibile.
Ho perso il gruppetto di ragazzi sudamericani e sono sola, circondata da mille visitatori in attesa. Il caldo si fa insopportabile. Cerco di trovare il lato positivo della situazione ma la totale assenza di elementi favorevoli me lo impedisce. Non c’è nulla di positivo, nulla! Se avessi seguito il mio piano originale, ora non sarei qui. Il mio nervosismo non fa che aumentare.

Arrivata alla Muraglia la situazione peggiora ulteriormente. La ressa che trovo non appena metto piede fuori dalla cabina è allucinante. Mi faccio spazio tra la folla cercando di ammirare l’incredibile panorama ma ovviamente non riesco a godere appieno del momento. E come potrei? La negatività ha preso il sopravvento e la massa di gente nella quale mi ritrovo immersa non aiuta. Cado nel vortice avverso della disperazione quando mi rendo conto di quanto inutile, insensata e irrecuperabile sia stata questa giornata.
Se fossi stata più furba avrei risparmiato un’immane quantità di tempo. Niente code, niente biglietto d’entrata, niente ressa. Ma soprattutto avrei avuto la libertà di muovermi con le mie tempistiche. Sono perfettamente consapevole che con i se e con i ma non si va da nessuna parte, a casa mia si dice che: “Se me nona la gavesa le rode, la sarìa na cariola! … ma, se avessi scelto di muovermi da sola avrei raggiunto la zona di Zhuangdaokou.
Zhuangdaokou è una parte di Muraglia praticamente sconosciuta alla maggior parte dei tour turistici che preferiscono prendere d’assalto le zone di Badaling, Mutianyu o Juyongguan.
Cammino lungo la muraglia, sola con il mio rimorso e il mio fastidio.
Raggiungo una delle torrette di guardia e mi fermo a guardare il panorama quando qualcuno mi urta, venendomi addosso.
“Oh, I’m sorry!” si scusa con un inconfondibile accento spagnolo. Mi volto e mi ritrovo faccia a faccia con Raul! Sembrava impossibile ma nella calca ci siamo ritrovati!
Mi unisco nuovamente al loro gruppo e proseguiamo insieme.
La loro allegria e il loro sorriso sono contagiosi, in un attimo riescono a scacciare tutta la negatività e il pessimismo che ho addosso.

Tra una risata e l’altra raggiungiamo una zona meno affollata e piano piano comincio a realizzare il luogo in cui mi trovo.
Lascio che il mio sguardo corra lontano, lungo l’antico e grandioso camminamento che sinuoso serpeggia tra la boscaglia, in equilibrio sulla sommità dei monti supera le alture, si snoda tra le rocce e scompare oltre l’orizzonte.
Sento nascermi nel petto un senso di eccitazione misto a incredulità e venerazione.
Esistono luoghi dal nome esotico forte ed evocativo, che richiamano alla mente immagini straordinarie di storie fantastiche. Luoghi lontani che fin dalla tenera età mi facevano sognare ad occhi aperti. La Muraglia Cinese, la città di Pechino o la Cina in generale per esempio, hanno sempre esercitato su di me un fascino magico tutto particolare.
Una valanga di emozioni mi stravolge nella consapevolezza che io sono qui, sono qui per davvero.
E ci sono arrivata da sola, con le mie sole forze.

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Saliti sul bus ci dirigiamo verso l’ultima tappa del tour, la cerimonia del tè.
La ‘tipica casa del tè’ tanto decantata nella pubblicità del tour non è altro che un immane negozio a due piani, munito di una stanzetta dove i turisti assistono alla cerimonia del tè.
Ci sediamo tutti attorno ad un grande tavolo quadrato e ci viene consegnato un mini-set composto da due piccole tazzine e un piattino di legno.

La cerimonia consiste nell’assaggio di 5 tipi di tè differenti, la ragazza che guida la presentazione ci descrive come vanno preparati e degustati e i vari effetti benefici per la salute.
Ci mostra come tenere la tazza nella maniera corretta: per reggerla si utilizzano tre dita, pollice, indice e medio. La posizione delle restanti due dita cambia a seconda del sesso di appartenenza di chi beve il tè, e segue una precisa simbologia. Le donne tengono l’anulare e il mignolo aperte verso l’esterno a rappresentare la coda della fenice, animale simbolo della donna. Gli uomini invece le tengono chiuse su se stesse, arrotolate come la coda di un drago, il loro animale simbolo.
I tè sono ottimi e davvero gustosi, se non stessi viaggiando zaino in spalla probabilmente li comprerei tutti!

La cerimonia è super interessante, a parer mio un tantino sbrigativa: dura poco più di 10 minuti e termina con l’inevitabile visita al negozio. Qui le commesse addestrate all’inseguimento meglio di un ninja, pedinano i possibili clienti con passo felpato.

La giornata è stata lunga, stancante e snervante. Nel complesso inutile ed alquanto irritante, sbrigativa e male organizzata. Gli unici tratti interessanti sono stati poco o per nulla approfonditi.
In poche parole hanno spacciato uno shopping tour per tour turistico.
 
L’unica nota positiva che posso dare a questo tour è che mi ha dato l’occasione di conoscere delle bellissime persone. Persone simpatiche, solari e divertenti senza le quali la giornata sarebbe stata un disastro totale! Grazie mille amici!
 
Di buono c’è che ho imparato la dura ma importante lezione: mai più tour organizzati!!

Felipe, Ricardo, Raul y yo.

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