La città di Krasnoyarsk

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La stazione dei treni di Krasnoyarsk

La città di Krasnoyarsk è stata una sorpresa. Da qualche parte, avevo letto che fosse una cittadina triste, bruttina e inospitale, l’ho quindi inserita tra le fermate della mia Transiberiana con la sola intenzione di visitare il Parco Nazionale di Stolby.
Ma purtroppo, o per fortuna, accade che alla vita piaccia stravolgere completamente ogni nostra convinzione, e che le cose non vadano esattamente secondo i nostri piani.

Questo viaggio mi ha insegnato una lezione importante: non devo avere alcuna aspettativa o pregiudizio rispetto ai luoghi che incontrerò lungo il mio cammino, Devo imparare a dare tempo al tempo.
Nella vita, questa regola vale un po’ per tutto: per le esperienze nuove o per quelle che possono sembrarci scomode, per le persone, le culture nuove e i paesi.
Vale soprattutto per le cose che non rientrano nel nostro concetto di normalità.

Bisogna toccare con mano per poter sentire davvero e bisogna ascoltare con l’intenzione di comprendere.
Sperimentare e assaporare ogni esperienza, ogni situazione.
Ecco, questo è uno dei motivi per i quali mi trovo qui, in Russia. Voglio vedere questa terra con i miei occhi, voglio sfatare i falsi miti che la infamano, voglio sradicare la paura dal mio cuore.

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Krasnaya Ploshchad’, Krasnoyarsk

Il mio arrivo a Krasnoyarsk

Arrivo a Krasnoyarsk la mattina del 2 agosto, il sole splende alto nel cielo e io ho un estremo bisogno di caffè.
Per motivi a me sconosciuti sono senza una connessione internet dal giorno precedente, e nonostante lungo l’intera tratta io abbia trovato un discreto numero di persone più che disponibili nel prestarmi aiuto, scendo dal treno che ancora non ho risolto il dilemma.
La questione non è tanto la connessione internet in sé, il problema è che senza tale ritrovato della tecnologia, sono impossibilitata nel comunicare il mio generale stato di salute a mia madre: già me la immagino vagare per la casa in pena, chiedendosi da quale banda di malviventi la sua adorabile figliola sia stata rapita!
Devo anche contattare Julia, la ragazza che mi ospiterà per le prossime due notti, e avvisarla del mio arrivo.

Dopo più di trenta ore passate su di un treno, rimetto in moto il mio corpo addormentato con un po’ di fatica e attuo il mio infallibile piano per ritrovare la connessione perduta.
La principale meta della giornata è un qualsiasi negozio della Beeline, la mia compagnia telefonica russa, e solo dopo aver compiuto questa missione potrò concedermi un meritatissimo cappuccino gigante!
Per prima cosa cerco la luggage room della stazione, per depositare il mio zaino e poter girovagare liberamente per la città.

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Statua dello “Zio Vasya ubriaco”,
Piazza degli innamorati

Quando la raggiungo, trovo due ragazzi che tentano di comunicare con il responsabile del deposito bagagli. Usano un interessante mix di lingue, ma invano. Offro loro il mio aiuto, e con il traduttore automatico risolviamo la questione.
Sono due ragazzi portoghesi molto simpatici e disponibili, che ricambiano il favore condividendo con me la loro connessione internet; in un attimo individuo il negozio della Beeline, dista solo pochi minuti dalla stazione.
 
Risolto il mio piccolo problema tecnologico, invio un messaggio a mia madre. In Italia devono essere le 5 circa del mattino e probabilmente stanno tutti dormendo, ma almeno la mia mamma si sveglierà contenta.
Quando contatto Julia, mi dice che lavorerà fino al tardo pomeriggio.
Ho circa 5 ore per esplorare le strade di Krasnoyarsk e scopro una città bellissima, ordinata e pulita. Sento una buona energia.

Mi perdo per le vie di un parco che sorge sulle rive del fiume Enisej. La gente prende il sole, i bambini si tuffano in acqua, una coppia si mangia un gelato.
Il sole ci avvolge in un caldo abbraccio, mi sento invadere da una pace infinita.

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Il fiume Enisej, Krasnoyarsk

Il mio Couchsurfing a Krasnoyarsk

La sera incontro Julia e Kristina, condivideremo l’appartamento per le prossime due notti.
Julia è una ragazza super solare, allegra e divertente. Parla uno spagnolo perfetto, entrambe ne approfittiamo per rispolverarlo un po’.
Kristina sta imparando l’inglese, lo capisce ma fatica a parlarlo. Per questo motivo sembra forse un po’ più timida, ma è molto dolce e gentile, sempre attenta al benessere degli altri.
Sono amiche da una vita, si conoscono dai tempi della scuola e sono una il contrario dell’altra. Vivendo insieme a loro non ho potuto fare a meno di pensare alla mia migliore amica Tania, noi due siamo un po’ la loro copia italiana!

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Kristina, me and Julia

Il parco naturale di Stolby

Il parco naturale di Stolby è praticamente ‘l’attrazione’ principale della città di Krasnoyarsk.
È un parco immenso, un oceano infinito di alberi. Ce ne sono così tanti da non vederne la fine.
Nel mezzo di questa immensità spunta, di tanto in tanto, qualche strana formazione rocciosa, pilastri di roccia vulcanica che danno il nome alla riserva: sono gli stolby, plurale di stolb, che in russo significa pilastro.

Lo Stolby, ‘una terra di rocce fantastiche’ o ‘una terra di giganti della foresta’.
Così viene chiamato dagli abitanti del luogo.
Il parco naturale di Stolby è un posto assolutamente meraviglioso, e io non vedevo l’ora di andarci, era questo l’unico motivo che mi ha spinto a fare sosta nella città di Krasnoyarsk.
Purtroppo, il parco naturale di Stolby era CHIUSO.
A causa del terribile incendio che sta dilaniando la Siberia, la regione di Krasnoyarsk ha annunciato lo stato d’emergenza e il parco è stato chiuso.

Ecco, queste poche righe racchiudono la descrizione perfetta delle situazioni tipo che spesso mi capitano.
La mia solita fortuna.

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Il parco di Stolby visto dal
Khrebet Torgashinsky.

Julia sapeva quanto io ci tenessi a visitarlo e si è fatta in quattro per trovare una soluzione:
la soluzione si chiama Artem, un simpatico ragazzo dalle idee chiare che tra le altre cose studia l’italiano!
Si presenta con un sorrisone sul volto e porgendomi la mano mi dice: “Ciao! Buongiorno! Mi chiamo Artem!”
Che dire, siamo subito andati d’accordo!
Decide di portarmi sul monte Khrebet Torgashinsky, dalla cui cima è possibile vedere la città di Krasnoyarsk e il compianto parco di Stolby.

Dopo qualche ora siamo scesi in città e Artem mi ha scarrozzato in giro per l’intera giornata.
Abbiamo parlato un po’ di tutto, della lingua italiana e della sua grammatica, degli stereotipi dei nostri rispettivi paesi e di quanto essi siano fondati o meno. Mi ha raccontato delle vecchie tradizioni che ancora vengono rispettate e degli ideali obsoleti che stanno pian piano scomparendo.
Ha condiviso con me il suo punto di vista.
Abbiamo parlato di musica, conosce molti artisti italiani tra cui Caparezza! Mi sono ritrovata a girare per le strade della città in compagnia di questo ragazzo russo, ascoltando musica italiana!

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La montagna del Khrebet Torgashinsky

Artem è un ragazzo che sa bene quello che vuole dalla vita, e non ha paura di muoversi per ottenerlo.
Si è laureato in ingegneria energetica, lavora a Krasnoyarsk come ingegnere. Conosce molto bene la situazione economica dei nostri rispettivi paesi, mi ha parlato di economia e di politica.
A settembre si trasferirà a Mosca, vuole proseguire i suoi studi in pubbliche relazioni per trovare lavoro in qualche organizzazione internazionale.
Non ha nemmeno 25 anni compiuti, e mentre mi raccontava dei suoi piani per il futuro io lo guardavo ammirata.

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Il fiume Enisej, Krasnoyarsk

Una serata alternativa

Il taxi sfreccia veloce lungo le strade di Krasnoyarsk, schivando abilmente auto e pedoni.
È pomeriggio inoltrato e la gente torna a casa dal lavoro.
Julia dà qualche indicazione all’autista, poi si volta e mi sorride allegra.
Siamo dirette a Ostrov Otdykha, ovvero l’Isola delle Vacanze. È un parco gigante che sorge nel mezzo del fiume Enisej, costantemente affollato di gente che vuole praticare dello sport, fare una passeggiata, o semplicemente rilassarsi un po’.
Kristina ci sta aspettando là in compagnia di due amici.
Raggiungiamo l’isola e ci incamminiamo lungo una sorta di ciclabile gigante, facendo attenzione alla miriade di biciclette, monopattini e skaters che monopolizzano la strada.

Il sole sta scomparendo oltre l’orizzonte e il mondo si tinge di sfumature dorate, mentre noi chiacchieriamo in spagnolo, raccontandoci tutto e niente.
Sto davvero bene, sono felice.
Raggiungiamo Kristina e conosco Vitya e George, due ragazzi simpaticissimi e un po’ pazzi. Non parlano inglese, capiscono solo qualche parola, e così Julia si vede costretta a vestire i panni dell’interprete.
Superato il primo momento di incertezza, finiamo per raccontarci un sacco di stupidate in un mix di russo, inglese e spagnolo.
Mi portano a spasso per la città raccontandomi un mucchio di storie divertenti, e dopo una tappa veloce in un Shisha Bar, torniamo a casa di Julia con una bottiglia di vodka, concludendo la serata in bellezza!

Quando mi sveglio è già mattino inoltrato.
Sento delle risate provenire dalla cucina, gli altri sono già tutti svegli e stanno preparando la colazione. C’è un profumino che fa venire l’acquolina in bocca, e quando li raggiungo, trovo un bel piatto fumante ad aspettarmi.
“Dobre dien!”
I ragazzi mi guardano felici, Kristina mi porge una tazza di tè.
In momenti come questo vorrei urlare dalla felicità, ma mi limito a ringraziarli con un sorriso che non so fin dove arriva.

Mangio in fretta, il tempo scorre e io ho un treno da prendere.
Loro insistono per accompagnarmi fino alla stazione.
Raggiungiamo insieme il binario e mostro i miei documenti alla pravadnìzza.
Sono pronta per partire.
Mi volto, e guardo questo gruppetto di persone straordinarie che in meno di 24 ore mi hanno fatta sentire come a casa. Non ho le parole per dir loro quanto gliene sia grata.
Li saluto abbracciandoli forte, e mi accingo a salire sul treno.

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Kristina, Vitya, George and me

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