Molveno, lago delle meraviglie… e se non fosse solo il solito lago?

In occasione del periodico svuotamento del lago di Molveno, nel 2017 il comune del paese ha organizzato il concorso letterario
Molveno, lago delle meraviglie…E se non fosse solo il solito lago?”.

Questa interessante iniziativa aveva lo scopo di far ‘rivivere’ il Lago vuoto, attraverso le parole di coloro che vivono e amano questo magico specchio d’acqua.

Ho voluto partecipare al concorso per dare una voce alle bistrattate acque del lago, un tempo sacrificato sull’altare del progresso.
E ho scelto di essere una voce fuori dal coro.

Molveno, concorso letterario, anguane
Photo by: Prawny

Una questione di leggende e di toponomastica

Per la stesura del mio racconto, mi sono liberamente ispirata alle fiabe e alle creature leggendarie che popolavano la mia terra in epoca precristiana.

La scelta di donare al lago una caratteristica di stampo spirituale, deriva da un’avvincente teoria sulla toponomastica del nome di Molveno. Rifacendosi all’alfabeto dei Veneti-Illirici, antichi abitatori delle mie valli, è possibile far derivare il nome di Molveno dai due radicali Molu e Ven.
Molu, secondo l’antica mitologia dei popoli indoeuropei, era il dio delle acque, mentre il radicale Ven sta a indicare una massa d’acqua racchiusa.
Collegando i due radicali e traducendoli in un linguaggio moderno, Molu-Ven è così traducibile: Lago del dio degli abissi profondi.

Gli spiriti dell’acqua che la piccola Maria incontra nel mondo dei suoi sogni, sono Anguane.
Anticamente, le Anguane erano fate benefiche, magiche figure femminili legate all’elemento dell’acqua (laghi, fiumi o sorgenti).
La descrizione riguardo al loro aspetto esteriore cambia a seconda della valle, ma ci sono alcuni tratti comuni in ogni leggenda: le Anguane erano fate di rara bellezza, dai lunghi capelli biondi e i profondi occhi azzurri. Il corpo leggiadro e aggraziato, portavano lunghe vesti bianche o color dell’acqua.
Erano dotate di poteri straordinari, potevano assumere qualsiasi forma ed erano in grado di rendersi invisibili.
Dal carattere mite, erano solitamente bendisposte verso gli esseri umani, a patto però che il rispetto fosse reciproco.

Molveno, concorso letterario, anguane
Photo by: Prawny

La linea temporale del racconto

Un primo indizio sulla data in cui si svolge l’inizio del racconto, ce lo fornisce Teresa, l’amica chiacchierona di Maria.
Nel suo monologo, la ragazza menziona “quel da Cavedac col petrolio”, e cioè l’uomo che vendeva il petrolio per le lampade, ai paesi dell’altopiano della Paganella. Teresa è entusiasta al pensiero che “n’alter an poden desmentegarnele ste luminere e ste lanterne”, perché finalmente arriverà la corrente elettrica.

Nel paese di Molveno la corrente elettrica arrivò nel 1921.

Siamo quindi nei primi anni ’20, il Trentino è da poco entrato a far parte dello stato italiano e le grandi società elettriche nazionali hanno messo gli occhi sulle risorse idriche della regione.
In questi stessi anni, nasce il progetto per lo sfruttamento delle acque del bacino Sarca – Molveno: sono state qui decise le sorti del lago.
Il destino delle Anguane è quindi segnato. Questi spiriti millenari popolano le acque del lago dalla notte dei tempi, e l’approvazione del progetto equivale ad una sentenza di morte.
Ecco che il racconto si apre con un sogno, un messaggio a metà tra un avvertimento e una muta richiesta di aiuto, che le Anguane affidano alla piccola Maria.

La storia si chiude con l’inizio dei lavori per lo svuotamento del lago.
È il primo marzo del 1952, l’inizio della fine.

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