Osaka, Kyoto e il ritorno al Couchsurfing

Parco del Castello di Osaka

Osaka e Kyoto sono due tappe quasi fondamentali del Giappone, o almeno così mi è parso di capire leggendo i numerosi blog di viaggio che si trovano nel Web.
Nella mia disorganizzazione totale e onnipresente, posso dire di esserci arrivata quasi per caso: nella prima ci sono atterrata con un aereo e la seconda l’ho scelta per la sua vicinanza con Osaka e per la disponibilità di un Couchsurfing!
Devo dire però che nella casualità degli eventi mi è andata piuttosto bene, ho avuto l’occasione di conoscere persone straordinarie.

Castello di Osaka

Telal, uno spicchio di cultura sudanese in quel di Osaka

Capitale dell’omonima prefettura e terza città del Giappone per numero di abitanti, Osaka è situata nella regione del Kansai, sull’isola di Honshū.
È tradizionalmente considerata la ‘cucina del Paese’ o la ‘capitale della buona tavola’, è infatti famosa per gli ottimi Okonomiyaki e Takoyaki.

Takoyaki e Okonomiyaki

Osaka è una bella città, ma non offre un gran numero di attività o luoghi di interesse. Io l’ho utilizzata più che altro come ‘punto di arrivo’ per il Giappone.
Grazie al Couchsurfing ho conosciuto Telal, un ragazzo sudanese che vive in Giappone da più di un anno.
Telal mi ha ospitato per 4 notti nel suo appartamento appena fuori dal centro di Osaka, è un ragazzo intelligente, gentile ed estremamente ospitale.
Nello stesso edificio nel quale si trova il suo appartamento vivono suo fratello e un gruppo di ragazzi sudanesi, insieme formano un bel gruppo di amici.

La sera del mio arrivo ho avuto l’occasione di conoscerli tutti, essendomi unita al loro gruppo per uscire fuori a cena. Quel giorno Telal aveva superato l’esame per la patente e volevano festeggiarlo. Siamo quindi andati in centro, dove mi hanno invitata in un piccolo ristorantino turco.
Io, un’italiana da poco arrivata in Giappone, mi sono ritrovata a mangiare in un ristorantino tipico turco con un gruppo di ragazzi sudanesi. Il mix di lingue parlate era incredibile, un insieme di inglese misto ad arabo, turco, giapponese ed italiano.
Fantastico!
Nei giorni successivi mi è capitato più volte di incontrare i suoi amici e suo fratello, per fare compere, per mangiare assieme, o semplicemente per fare quattro chiacchere. Grazie a loro ho conosciuto l’estrema ospitalità sudanese, mi hanno parlato del loro paese e della loro cultura, delle loro famiglie e della loro storia. Ne sono rimasta affascinata.
In Sudan per esempio, è tradizione mangiare con le mani. Utilizzano un pezzo di pane a mo’ di cucchiaio, con cui raccolgono il cibo posto in grandi piatti centrali, raggiungibili da tutti i commensali. Non si utilizzano piatti personali né posate.
Nonostante vivano in Giappone, Telal e i suoi mantengono questa usanza. Almeno quando mangiano a casa!
Inutile dire che il pane è praticamente l’alimento base di qualsiasi loro piatto e nei miei giorni passati in loro compagnia, lo è stato anche per me.

Telal lavora assiduamente tutti i giorni, ma nonostante questo ho avuto modo di passare molto tempo in sua compagnia. È un ragazzo interessante, abbiamo parlato di moltissime cose spaziando su una quantità incredibile di argomenti.
Le sue idee per il futuro sono molto chiare: intende lavorare in Giappone per qualche anno così da riuscire a guadagnare il denaro necessario per aprire un’attività propria nel suo paese, in Sudan. Nel frattempo spedisce regolarmente dei soldi a casa, per aiutare la sua famiglia.
Ha il suo obiettivo fisso in testa e lavora tutti i giorni pur di raggiungerlo, anche durante i fine settimana quando tutti gli altri sono a casa.
Ha una volontà davvero molto forte, è deciso e determinato. Gli auguro di riuscire in ogni suo intento per il futuro, se lo merita!

Bacheche in sughero e origami rosa shocking

Parlando del più e del meno, Telal mi dice di voler comperare una bacheca da mettere in soggiorno. La vuole usare per apporvi i messaggi e le foto delle persone che ospita tramite Couchsurfing. In questo modo, oltre ad avere un bel ricordo, riempirebbe anche un angolo della sua casa. Essendosi trasferito da poco non ha avuto il tempo di abbellirla con foto e/o immagini, risulta quindi abbastanza spoglia e vuota.
Senza saperlo, mi ha dato l’idea per un regalo. Con il Couchsurfing non c’è bisogno di pagare nulla alla persona che ti ospita, ma è buona usanza fare un piccolo regalo all’host. Niente di impegnativo, solo un pensiero per ringraziarlo dell’ospitalità.
È il mio ultimo giorno in casa di Telal, domani ho il treno per Kyoto. Aspetto che Telal vada al lavoro e fatta una bella colazione controllo se c’è una cartoleria nelle vicinanze con l’aiuto di Google Maps. Secondo la mappa ce ne sono tre, distano solo qualche minuto a piedi.
Mi preparo e tenendo la mappa sotto mano mi incammino nella direzione indicatami.
Appena metto piede nel primo dei luoghi individuati da Google, mi rendo conto che qui non troverò ciò che cerco. Non è una vera e propria cartoleria, ma c’è un po’ di tutto. Due amabili signore stanno conversando a bassa voce, nel piccolo negozio regna molta pace. Mi sorridono cordiali, mi avvicino e chiedo se parlano inglese.
Ovviamente la risposta è negativa, così mi aiuto con il traduttore e con qualche foto e chiedo informazioni. Come avevo immaginato, ero nel luogo sbagliato, ma le signore vogliono aiutarmi a tutti i costi e in qualche maniera disarticolata riescono a indicarmi la direzione per una cartoleria più grande, a circa 15 minuti di distanza a piedi. Controllo sulla mia mappa e risulta tra quelle segnate da Google. Le ringrazio di cuore e mi rimetto in marcia.
Sto camminando da circa 5 minuti, quando supero un negozio dall’aspetto molto generico e caotico. Mi fermo di botto, ho come una strana sensazione. Do una sbirciatina al suo interno, sembra tutto tranne che una cartoleria. Non sono nemmeno certa che sia un negozio. La merce è sparpagliata senza un ordine apparente, nella stanza non c’è nessuno. Entro piano, mi guardo attorno girovagando tra gli scaffali e la mercanzia. Dopo qualche minuto, una coppia di anziani fa capolino dal retro del negozio e mi raggiunge sorridente. Come nella cartoleria precedente chiedo se per caso parlano inglese ma la risposta è la stessa. Di nuovo, la tecnologia viene in mio soccorso e riesco a chiedere loro che cosa sto cercando. Il signore ci pensa un po’ su, poi il suo viso si illumina e comincia a rovistare tra un mucchio di quadri e cornici appoggiati ad una parete. Io rimango in compagnia della signora, che mi fissa con una dolcezza infinita.
In pochi secondi il marito torna da noi, tenendo tra le mani esattamente quello che stavo cercando. Una bacheca in sughero dalle dimensioni perfette, con tanto di cornice.
Mi chiedono se va bene, io rispondo di sì con un gran sorriso. Non ci credo, l’ho già trovata! Prendo il portafoglio, chiedo quanto viene. I signori mi guardano felici e con qualche gesto e con l’aiuto dell’immancabile traduttore mi fanno capire che non vogliono niente. Me la vogliono regalare. Io provo ad insistere, dico loro che non posso accettare, ma niente da fare. Sono irremovibili.
Il signore prende un lungo pezzo di spago e lo annoda attorno alla bacheca in modo che io possa trasportarla con più facilità.
Nel frattempo mi indica degli incredibili origami in mostra su di uno scaffale. Sono bellissimi, di ogni forma e dimensione. Alcuni sono davvero minuscoli e di una precisione impressionante. Di fronte al mio stupore me li mostra con orgoglio, mi dice che sono fatti a mano da lui e da sua moglie. Dopodiché prende un sacchettino di carta e lo riempie con una manciata di alcuni degli origami che mi ha mostrato.
“Un regalo”, mi dice.
Non so proprio che cosa dire. Li ringrazio un milione di volte almeno, prima di andare via.

Mi avvio verso casa, sto camminando ad un metro da terra. Il cuore quasi mi esplode in petto per quanto sono grata, felice ed incredula!
Il giorno seguente mi reco in fioreria, voglio portare un pensierino alla gentile coppia di anziani che è stata così premurosa con me.
Sto cercando qualcosa di particolare, una pianta che nel linguaggio dei fiori rispecchi la gratitudine. La commessa mi mostra una serie di piante, scelgo la più bella. Le dico che è un regalo e scelgo una bella carta colorata per l’incarto. Su mia richiesta, la commessa scrive la parola grazie in giapponese su di un bigliettino.
Pagato il tutto mi incammino felice verso il negozio della simpatica coppia, ma purtroppo lo trovo chiuso. Oggi in fin dei conti è domenica.
Mi dispiace davvero tanto, ci tenevo tantissimo. Non trovo alcun campanello e non c’è nessuno a cui possa chiedere informazioni, mi incammino verso casa delusa.
Pazienza, vorrà dire che Telal riceverà due regali al prezzo di uno!

Toma, la sua dolcezza e la bellissima Kyoto

Area di Gion Shirakawa

Kyoto, nota come ‘la città dei mille templi’, ne conta in realtà quasi il doppio. Ci sono circa duemila tra templi buddhisti e santuari shintoisti, grazie ai quali è considerata il più grande reliquiario della cultura giapponese.

Tempio di Shimogamo-Jinja.
Cerimonia tradizionale di matrimonio.

Kyoto è una fra le più antiche città del Giappone, fu la capitale del Paese e residenza dell’imperatore per più di un millennio.
Fu costruita tra il 792 e il 794, sul modello di Ch’ang-an, l’allora capitale della Cina oggi conosciuta con il nome di Xi’an.
La nascita della città avvenne in soli due anni, un lasso di tempo ristrettissimo. Durante la seconda guerra mondiale rischiò di scomparire ancora più velocemente, in poco meno di 10 secondi. Era stata infatti una delle città prescelte per la sperimentazione della bomba atomica, scelta che poi ricadde su Nagasaki.
Oggi è inserita tra i siti protetti dall’UNESCO e rappresenta il cuore culturale e storico del Paese del Sol Levante.

Area di Gion Shirakawa
Parco del Tempio Eikan-do Zenrin-ji

Toma è una ragazza giovane, gentile e piena di speranze. Viene da Hong Kong e vive a Kyoto da qualche tempo per seguire i suoi studi universitari.
Mi ospita in un piccolo monolocale a pochi minuti dal centro. L’appartamento è davvero minuscolo ed essenziale, ma Toma è riuscita a renderlo un posto davvero accogliente e ospitale.
Mi fermo nel suo microcosmo speciale per soli tre giorni, nei quali Toma, nonostante sia divisa tra studio e lavoro, riesce a trovare un po’ di tempo per me.
Mi ha raccontato qualche aneddoto storico e culturale della gente di Kyoto, abbiamo parlato delle nostre vite e dei nostri sogni. Degli amori, dei casini e delle speranze. Ci siamo scambiate idee e consigli, ricordi ed esperienze, finendo per conversare per delle ore senza nemmeno renderci conto del passare del tempo!
L’ho conosciuta appena, ma i pochi momenti passati assieme mi sono bastati per cogliere la profonda bontà e dolcezza di questa ragazza dal sorriso gentile.

Tre soli giorni a Kyoto non bastano, decido quindi di prenotare qualche notte in ostello.
Kyoto è una città splendida, ricca di scorci spettacolari che trasudano spiritualità. Piccoli angoli di pace, d’una bellezza delicata e quasi casuale. Vicoli nascosti, paesaggi maestosi, piazze minute capaci di stupire nella loro semplicità spiazzante eppure straordinaria, capace di portare la mente ad altri tempi.
Kyoto è capace di far sognare anche chi si è scordato come si fa.
Non per niente è considerata una delle città degli innamorati per eccellenza, qui in Giappone.

Area di Gion Shirakawa
Area di Gion Shirakawa

Oltre ad avere più tempo per visitare la città, mi servono alcuni giorni per organizzare la mia futura mossa. La vita in Giappone sta prosciugando inesorabilmente ogni mia risorsa finanziaria e sono alla disperata ricerca di un’esperienza Workaway! Il Workaway infatti mi permetterebbe di rimanere nello stesso luogo per un tempo indeterminato, senza farmi spendere un capitale per la mia sopravvivenza giornaliera!

Area di Gion Shirakawa
Tempio di Nanzen-ji
Tempio di Nanzen-ji

Ora, vorrei puntualizzare che il Giappone non è esageratamente costoso. Secondo la mia esperienza, posso dire che dal punto di vista economico somiglia molto all’Italia.
Ma, c’è il fatidico ma. Per chi sta viaggiando da qualche mese senza alcuna entrata a supporto delle numerose spese fatte giornalmente… ecco, il Giappone diviene allora l’inferno!
Qualcuno potrebbe ritenermi una tirchia esagerata, sempre lì a contare il centesimo. Vorrei precisare che se sono arrivata fino a qui con un conto in banca non ancora del tutto esangue, è grazie ad una leggera taccagneria che di tanto in tanto viene in mio soccorso impedendomi di fare follie.
Quattro mesi, quattro paesi. Un quinto sta per aggiungersi alla lista.
E poi non è vero che conto il centesimo, vado a periodi. Diciamo che ho i miei alti e bassi!

Foresta di Bambù
Foresta di Bambù

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