Tokyo

Quartiere di Taitō

Tokyo, capitale del Giappone.
Sorge sull’Isola di Honshu, la più grande dell’arcipelago giapponese. Il nome Tokyo significa letteralmente capitale orientale, è infatti la capitale più a est dell’Asia ed è considerata una delle grandi città mondiali. È la seconda capitale al mondo per popolazione dopo Pechino ed è la seconda potenza della Terra.
Tokyo è una ‘città del presente’ perché è riuscita ad aggiornare in continuazione la propria struttura urbana, adattandola alle innumerevoli situazioni che la storia le ha imposto. Ad oggi, si presenta come una città del tutto nuova.

Quartiere di Taitō
L’incrocio di Shibuia

Diviene capitale solo alla fine dell’800, sostituendo Kyoto. A differenza di quest’ultima però, Tokyo venne quasi completamente distrutta durante la seconda guerra mondiale. Il conflitto rase al suolo più dell’80% degli edifici.
Nonostante la devastazione, nel dopoguerra la città conosce un periodo di ricostruzione, di espansione e un rinnovamento estremamente rapido, che l’ha portata a diventare la Tokyo super moderna e all’avanguardia dei giorni nostri.
Ed io, adesso, sono proprio qui. Sono a Tokyo, sono in Giappone.
Sono in Estremo Oriente. Mi piace questo termine, suona come un qualche cosa di sconosciuto, di lontano ed inesplorato. Mi emoziona!
Oddio, di inesplorato non c’è assolutamente nulla ormai, mi trovo in una delle città più popolose al mondo. Però a me piace sognare e avere la testa tra la mille nuvole di fantasia che da sempre invadono i miei pensieri!

Shibuia, la notte di Halloween.
Hachiko sommerso dalla folla!
Takeshita Street

Tokyo è una città stravolgente, viva, caotica. È moderna e all’avanguardia, fitta di grattacieli immensi, negozi e centri commerciali. È rumorosa, colorata, vissuta.
Ma nel suo trambusto, non ha dimenticato lo stretto legame che condivide con una spiritualità presente e profonda.
Numerosi templi e santuari si celano alla vista del passante distratto. Adagiati in angoli quieti, nascosti tra le pieghe di una città frenetica e rumorosa.
Oltre al Buddismo, la religione più diffusa in Giappone è lo Shintoismo.
Lo Shintoismo è un culto animista politeista, fortemente legata al mondo della natura. Comprende vari ‘classi’ di divinità, tra cui gli dei locali, gli esseri viventi, i fenomeni naturali e i nobili antenati.
Shito significa via degli Dei.
Le due religioni convivono in maniera del tutto pacifica e nei secoli passati hanno acquistato alcuni elementi in comune, influenzandosi a vicenda.
Non è raro che una stessa persona segua entrambe le fedi, senza sentirsi in conflitto.

Tempio di Benzaiten, parco di Ueno
Tempio di Sensoji
Tempio di Sensoji

La visita ai templi

A Tokyo, ma in generale in Giappone, ho visitato diversi templi e santuari e dappertutto ho potuto osservare i fedeli mentre eseguivano alcuni rituali con dedizione e trasporto.
All’entrata di ogni luogo sacro è possibile acquistare dei bastoncini di incenso che vanno accesi ai piedi della statua del Buddha, o al grande braciere d’incenso che solitamente si trova nel cortile di fronte alla porta principale del tempio. Il fumo profumato dell’incenso ha un effetto purificatore, alcuni fedeli lo spargono con il movimento delle mani, mandandolo verso sé stessi e portandoselo al viso.
Il fumo ha inoltre la capacità di trasportare le preghiere verso il cielo.

Tempio di Sensoji

Addentrandosi nel santuario è possibile imbattersi nei Temizuya, delle fontane speciali anch’esse adibite ad uno dei numerosi riti di purificazione ai quali si sottopongono i fedeli. Con l’ausilio di lunghi mestoli in legno si raccoglie l’acqua dalla fonte e si bagna prima la mano destra, poi la sinistra. Quindi si porta l’acqua alla bocca, che va risciacquata avendo l’accortezza di gettare l’acqua al di fuori della fontana. Infine si lascia cadere dell’acqua sul manico del mestolo per purificare anch’esso dalla propria energia e si lascia il posto ai fedeli che seguono.

Tempio di Meiji

Giunti di fronte al tempio, il fedele dedica le proprie preghiere agli dei.
La preghiera nel santuario segue uno schema ben preciso. Innanzitutto occorre fare un’offerta agli dei, facendo cadere una moneta in una sorta di grande cassa in legno posta davanti al tempio. A mani giunte poi, si fa un doppio inchino e si battono le mani due volte, per richiamare le divinità. Si ripete quindi l’inchino, per una volta.

Tempio di Sensoji


Qualche volta l’intero rituale viene preceduto dal suono di una campana che i fedeli producono mediante una grossa corda posta accanto all’entrata del tempio.
Le persone che desiderano entrare nel tempio per raccogliersi in preghiera, devono togliersi le scarpe in segno di rispetto e lasciarle fuori, in un apposito spazio

Omamori e Omikuji, tra amuleti e oracoli

La pagoda del Tempio di Sensoji.
Solitamente le pagode hanno cinque piani, a rappresentare aria, fuoco, terra, acqua e vento.

Nei pressi dei tanti santuari e templi è possibile trovare una moltitudine di bancarelle che propongono diverse tipologie di amuleti e oracoli divini, gli Omamori e gli Omikuji.
L’ Omamori è un amuleto dedicato sia a particolari divinità Shinto, che a icone buddiste.
L’amuleto è costituito da una sorta di sacchetto variopinto, e dalle diverse forme che racchiude al suo interno una preghiera scritta su di un foglio di carta o un pezzo di legno.
La preghiera è di buon auspicio per colui che porta l’Omamori con se, lo protegge da particolari occasioni, compiti o prove.
La parola giapponese mamori significa protezione.
Esiste un Omamori per ogni ambito della vita: amore, salute, fortuna o successo, solo per citarne alcuni

Si dice che l’Omamori non dovrebbe mai essere aperto, pena la perdita della loro capacità di protezione. La validità dell’Omamori è di un anno circa, dopo di che dovrebbe essere restituito al santuario o tempio in modo che possa essere depurato delle energie negative che ha raccolto e dalle quali ci ha protetto, e bruciato.
Gettare nella spazzatura un Omamori è considerato un atto di mancanza di rispetto di una certa gravità.
Se un Omamori, durante l’anno di utilizzo, viene danneggiato o addirittura distrutto, significa che ha fatto il suo dovere: ha assorbito su di sé le energie negative che, altrimenti, si sarebbero abbattute sul suo proprietario.

Quartiere di Taitō

Se invece hai dei dubbi o dei desideri che ti ronzano per la testa e vorresti dare una sbirciatina al futuro, quello che devi fare è affidarti all’infallibile profezia di un Omikuji.
L’Omikuji è un bigliettino di carta contenente una predizione divina, lo si può trovare presso la maggior parte dei templi e santuari shintoisti e buddisti di tutto il Giappone.
Ricorda vagamente i biscotti della fortuna cinese, ma attenzione: l’Omikuji può prevedere anche una grande e terribile sfortuna. È bene quindi essere ben preparati ad ogni evenienza!
Ogni tempio ha una procedura diversa per l’estrazione degli Omikuji.
Io l’ho provato nel tempio di Senso-ji, a Tokyo. Qui, la procedura consiste nello scuotere una scatola di metallo piena di bastoncini di bambù numerati. La scatola ricorda un po’ il contenitore degli stuzzicadenti: sotto alla scatola stessa c’è un piccolo foro e agitandola, uno solo dei bastoncini al suo interno può uscire. Accanto alla scatola si trova una sorta di cassettiera e su ogni cassetto è indicato un numero. Una volta ottenuto il proprio bastoncino bisogna cercare il numero corrispondente a quello del cassetto, all’interno del quale si trova l’Omikuji che predirà il tanto temuto destino!

Se si crede in queste cose, è necessario scuotere la scatola concentrandosi sulla richiesta, dubbio o desiderio che abbiamo in testa. O almeno, così ho fatto io!
Qualunque sia il vostro desiderio, trovare l’anima gemella, avere successo in un nuovo progetto di lavoro o migliorare il vostro stato di salute, l’Omikuji vi dirà se si avvererà oppure no.
Nel caso in cui l’Omikuji dia un responso positivo, bisogna conservarlo.
Se invece la predizione è negativa, non si deve assolutamente portare il biglietto a casa. Secondo la tradizione infatti, conservare un Omikuji con responso negativo porta immensa sfortuna. l’Omikuji in questione va annodato ed attaccato al ramo di uno dei pini situati nei pressi del tempio, o nelgi appositi spazi messi a disposizione. In questo modo la cattiva sfortuna attenderà presso l’albero e non si attaccherà alla persona che ha aperto l’Omikuji. L’evento nefasto quindi potrebbe essere ritardato o addirittura evitato.

Altri elementi sacri

L’ingresso ai templi è delimitato dai torii, portali sacri dal colore rosso-arancio. Simboleggiano l’eterna interazione del mondo umano con il mondo divino.
Contenitori di sakè – Tempio di Meiji – Tokyo
Spesso le offerte dei fedeli agli dei consistono in riso e il sakè è un liquore derivato dal riso. Spesso gli imperatori erano commercianti di sakè e i contenitori di questa bevanda cominciarono ad essere disposti all’interno dei templi come ringraziamento per l’abbondanza del prodotto.
Gli ema sono uno strumento di preghiera. Sono tavolette di legno dipinte, offerte come preghiera di buon auspicio o di ringraziamento.
Lo shimenawa è una grossa corda intrecciata da cui pendono cordicelle e strisce di carta a forma di fulmine. Simboleggiano le forme della nuvola, della pioggia e del fulmine.
Divinità Jizo, protettrici dei viaggiatori, delle donne incinte e soprattutto dei bambini morti prima dei loro genitori e di quelli che non sono mai nati.
Le sue raffigurazioni sono spesso addobbate con cappellini e bavaglini di colore rosso, per ricordare i bambini.
Ai piedi di queste statue è facile trovare dei mucchietti di pietre: rappresentano le pietre che i bimbi defunti sono condannati a sistemare sulle rive del fiume dell’aldilà, poiché incapaci di attraversarlo.
Jizo li protegge nascondendoli agli spiriti maligni e permettendo loro di udire i mantra.

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