Ulan Bator, la capitale mongola

Genghis Khan statue
Genghis Khan statue,
Sukhbaatar Square, Ulan Bator

Cammino per le vie affollate della città di Ulan Bator e ricontrollo la mia posizione sulla mappa.
La strada è interamente occupata da grappoli di persone che, sedute in terra o su di piccoli sgabelli arrangiati, si improvvisano in una sorta di mercato. Vendono quello che intuisco essere del latte, contenuto in grosse taniche in plastica e bottiglie big size della Coca Cola.
Li supero con attenzione, zigzagando tra le numerose pozze di bevanda candida, che macchia l’asfalto nero.

Raggiungo l’incrocio e attendo paziente il via del semaforo. Allo scatto della lucina verde, attraverso la strada facendo attenzione alle numerose automobili che sfrecciano prepotenti e senza riguardo alcuno per i pedoni.
Mi incammino sul marciapiede costeggiando una miriade di negozi dalle vetrine sporche e dalle insegne sbiadite, e supero le piccole bancarelle arrangiate alla bell’e meglio lungo la via.

Il suono nervoso dei clacson fa da sottofondo perenne alla quotidianità di Ulan Bator. Il traffico di questa città è allucinante, un gigantesco animale nero e puzzolente, che striscia tra le case e i grattacieli nutrendosi di aria e petrolio.
Le persone alla guida delle loro automobili sono folli, ma nella loro pazzia dimostrano un’audacia e una maestria notevole. Qui non vige la regola della precedenza, vince il più veloce. Le macchine si intrufolano svelte nei piccoli spazi che, di tanto in tanto, si creano nel lungo biscione di veicoli in movimento.

Ulan Bator è una città caotica, vecchia e ammassata, cordiale, povera, rumorosa. È sporca e moderna, viva e vissuta.
È un grande minestrone di decadenza e innovazione: riesce a passare da un degrado quasi estremo alla freschezza di una modernità scintillante, nel giro di qualche metro.

Genghis Khan statue,
Sukhbaatar Square, Ulan Bator

Creative Gallery, la salvaguardia del patrimonio culturale

Il contatto che mi ospiterà per i prossimi due giorni si chiama Bee, lo raggiungo sul suo luogo di lavoro alla Creative Gallery, poco lontano da Peace Avenue, nel centro della città di Ulan Bator.

La Creative Gallery è un luogo speciale, il cui scopo è quello di riunire gli artisti e i brand mongoli che creano oggetti di uso quotidiano, utilizzando le materie prime del proprio paese. Dà loro l’occasione di esporre e vendere i propri prodotti e organizza incontri culturali e workshops.
Con il suo lavoro, Bee vuole vuole proteggere il patrimonio culturale e l’antica eredità dei suoi avi dimostrando al proprio popolo e al mondo intero, che cosa i mongoli sono in grado di fare oggi.
Se per caso passate da Ulan Bator, fateci un salto, è piena di oggetti davvero interessanti! È possibile trovarvi vestiti e scarpe, strumenti musicali, bigiotteria o libri … ogni oggetto è legato alla tradizione mongola, qualche volta rivisitato in chiave moderna.

Ger District, periferia di Ulan Bator
Ger District, periferia di Ulan Bator

Bee vive con la famiglia nel Ger District, letteralmente “Quartieri delle Iurta”, una sorta di baraccopoli che circonda la città per chilometri e chilometri, invadendo le colline che circondano Ulan Bator.

Preso un foglio di carta, Bee ci disegna sopra una sorta di mappa improvvisata, spiegandomi a grandi linee come raggiungere la sua Ger.
Non del tutto sicura di aver capito bene il tragitto, raggiungo la fermata del bus da lui indicatomi e mappa alla mano, salgo sul mezzo numero 29.
Come da istruzioni datemi, consegno 500 Tugrik all’autista, che ignorandomi totalmente se li mette in tasca senza nemmeno contarli, riprendendo quindi la marcia.

Impiego una mezzora abbondante per raggiungere quella che deve essere la mia meta, il traffico infernale di Ulan Bator ci rallenta incredibilmente.
Di nuovo, sono l’unica occidentale presente, e mano a mano che l’autobus si addentra nella sterminata periferia della città, gli sguardi dei presenti si fanno più insistenti e perplessi.
Scesa a quella che spero essere la fermata corretta, do un’occhiata alla mitica mappa di Bee. Mi oriento grazie ai pochi ma inequivocabili punti di riferimento segnati, e dopo aver rischiato di farmi rubare il prezioso foglio da un ubriaco di passaggio, trovo facilmente la via di casa.

Ger District, periferia di Ulan Bator
Ger District, periferia di Ulan Bator

Ulan Bator, la mia esperienza di Couchsurfing nel Ger District

Raggiungo la Ger di Bee dove ad aspettarmi trovo Soy, sua moglie. Mi dà il benvenuto assieme a due delle sue figlie, che mi accolgono con un gran sorriso, accompagnato da una tazza fumante di tè, del pane fatto in casa e yogurt esiccato.

La Ger, o Iurta, è la dimora tradizionale del popolo mongolo, ideata dalle popolazioni nomadi per essere smontata e rimontata con facilità.
È composta da un’unica stanza, costituita da uno scheletro in legno, i cui pali si irradiano da un anello centrale posto sulla sommità e che danno la tipica forma a cupola.
La Ger non è una semplice casa, possiede infatti un significato simbolico molto profondo.

Ger District, periferia di Ulan Bator
La Ger di Bee e Soy,
Ger District, periferia di Ulan Bator

Tutta la vita della famiglia ruota intorno alla loro Ger, che viene gestita con un’organizzazione ben precisa. Lo spazio personale è praticamente inesistente, l’unica stanza della tenda è infatti condivisa dall’intera famiglia.

La vita che conducono è semplice ed essenziale, del tutto controcorrente rispetto alla società attuale e dove non c’è spazio per il superfluo.
Per le attività quotidiane si affidano ad un particolare calendario tradizionale che guida anche la più piccola decisione. Durante il mio secondo giorno, per esempio, Soy ha dovuto assentarsi un momento per andare a tagliare i capelli a suo nipote. Dopo nemmeno 2 minuti di tempo però, ha fatto ritorno a casa mettendo via il rasoio con cura. Secondo il calendario tradizionale mongolo infatti, quello era un giorno sfortunato per tagliare i capelli ai bambini.

L'interno della Ger
L’interno della Ger

Quando è ora di mangiare ogni membro della famiglia utilizza rigorosamente le proprie stoviglie, ognuno ha la sua tazza e la sua ciotola che laverà da sé alla fine di ogni pasto.
Il cibo preparato da Soy è scrupolosamente preparato secondo le antiche usanze di famiglia. I loro pasti sono composti da differenti tipi di pane, yogurt, marmellata, carne, zuppe e ravioli.
Soy è una nutrizionista ed è molto attenta alle materie prime che compra in città.

L'interno della Ger
L'interno della Ger
L’interno della Ger

Ho passato due giorni in loro compagnia, nei quali ho imparato molto sulla cultura mongola, sul loro stile di vita tradizionale e sulle loro usanze.
Questa famiglia è composta da persone fantastiche, che come moderni eroi lottano per mantenere vive le antiche tradizioni del loro popolo, in un mondo stravolto dalla feroce ascesa del progresso.
Ho avuto la breve occasione di toccare con mano un qualche cosa che sta scomparendo, ho potuto viverlo sulla mia pelle e farne esperienza.

Ger District, periferia di Ulan Bator
La Ger di Bee e Soy,
Ger District, periferia di Ulan Bator

4 Risposte a “Ulan Bator, la capitale mongola”

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