Xi’an

L’ostello che ho scelto a Xi’an si trova nel bel mezzo del quartiere musulmano, il cuore della città. Un luogo le cui strade pulsano al ritmo convulso della vita, i vicoli si vestono di luce e di colore, mille e più melodie si confondono al canto dei grilli, agli schiamazzi, alle risate. Il brusio costante del chiacchiericcio di centinaia di voci fa da sottofondo.

L’aria è satura degli odori di un’esistenza dura, vissuta giorno per giorno. Il profumo intenso delle spezie e dell’incenso si mescola all’aroma di pietanze esotiche cucinate al momento, al tanfo di fumo e di smog, di piscio, sangue e sudore.
Il quartiere mussulmano è un gigantesco mercato a cielo aperto, letteralmente invaso da frotte di persone curiose, in cerca di qualche acquisto alternativo.

Il caos regna sovrano: le moto, le biciclette e i Tuc Tuc sono i padroni indiscussi della strada, si fanno largo oltre lo spesso muro di folla svicolando abilmente tra i venditori, i carretti, la moltitudine di persone e gli altri mezzi. Zigzagando come pazzi si prendono la precedenza su tutto e tutti e non accennano a frenare se non quando è estremamente necessario. Il rumore dei clacson si unisce alle grida dei venditori che sin dal primo mattino si appostano sul bordo dei vicoli invasi da ogni tipo di bancarelle e dalla più varia mercanzia.

Mi aggiro per questo meraviglioso dedalo intricato, rapita dai colori e dai profumi che mi circondano. Inutile dire che questo è il mio luogo preferito, l’ho girato in lungo e in largo perdendomi ad ogni incrocio possibile.
Vittima inevitabile del suo fascino, le strade del quartiere musulmano mi hanno rapito il cuore.

Xi’an è una città grande e frenetica, le cui strade brulicano di vita a qualsiasi ora del giorno e della notte. Offre diverse attrattive turistiche e culturali, ma ciò che la rende popolare in tutto il mondo è il famoso Esercito di Terracotta.
L’Esercito di Terracotta fa parte di uno dei più importanti siti archeologici al mondo e si trova a circa 30km da Xi’an.

È costituito da migliaia di soldati, cavalli e carri da combattimento, posizionati in assetto di battaglia: rappresentano l’esercito che permise a Qin Shihuang di unire la Cina sotto un unico grande impero.
Qin Shihuang fu quindi il Primo Imperatore della Cina e il fondatore della dinastia Qin, da cui il paese prende il nome (Qin si pronuncia Cin). Xi’an fu la prima capitale dell’Impero cinese.
L’Esercito di Terracotta fu commissionato dallo stesso Qin Shihuang con lo scopo di proteggere la sua tomba e di accompagnarlo nell’aldilà.

Le statue sono a grandezza naturale e ogni pezzo ha caratteristiche morfologiche uniche e diverse dalle altre. È impossibile trovarne due uguali.
Gli storici presumono che la creazione di questo capolavoro richiese circa quarant’anni di lavoro e più di 700 mila artigiani.

Sul sito del ritrovamento delle statue oggi c’è un museo, che permette la visita di questa meraviglia mentre gli scavi e i lavori di restauro proseguono.
Il museo dei guerrieri di terracotta è interessante e la visita è praticamente obbligatoria se si passa nei dintorni di Xi’an, ma la disorganizzazione che ho trovato mi ha reso la cosa un tantino difficoltosa.
Decido di evitare i mille tour organizzati proposti e raggiungo il luogo del museo con l’economico autobus urbano numero 306.
Il bus mi lascia nel mezzo di un grande parcheggio affollato e confuso, interamente circondato da ristorantini e bancarelle. I venditori appostati fuori dai locali si sgolano per attirare l’attenzione.
Non c’è alcuna indicazione che mi aiuti a capire dove sia l’entrata del museo. Mi aggiro spaesata, possibile che sia la fermata sbagliata? Chiedo informazioni a quello che a prima vista pare lo sportello per i tickets e una ragazza dall’atteggiamento svogliato mi indica un punto generico alla mia sinistra. Mi avvio in quella direzione e cammino per quasi dieci minuti, senza mai raggiungere l’uscita del parcheggio. Supero file e file di automobili, centinaia di localini tutti uguali, ma non trovo alcun cartello o segnale che possa aiutarmi. Ogni persona alla quale chiedo aiuto indica punti pressappoco distanti, l’unica costante delle informazioni fortuite che ricevo è la direzione sinistra.

Sto camminando con la testa per aria in cerca di un qualche segno dell’Universo, quando incontro due ragazze spagnole disperse quanto me. Uniamo le forze, e finalmente raggiungiamo la biglietteria dove dobbiamo fronteggiare un gruppo di guide affamate di clientela. Ci aggrediscono proponendoci tour mirabolanti e super dettagliati ma a fatica riusciamo a scampare ai loro tentacoli e a entrare.
Ormai abbiamo fatto amicizia, e visitiamo il museo assieme.
Il museo è costituito dalle tre fosse di scavo dove sono stati trovati i guerrieri di terracotta, e da una sala espositiva.

La visita in generale è stata molto interessante, ma è la fossa numero uno ad avermi impressionato di più: è quella dalle dimensioni maggiori, è grande quanto un hangar per aerei! È la prima fossa scoperta, è la più famosa e la più visitata.
Il giro è durato un paio d’ore circa, in compagnia della due simpatiche ragazze spagnole il tempo è davvero volato!

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