Fear, paura e pregiudizio

fear, paura, pregiudizio
Photo by: Simon King

Il pregiudizio è un seduttore micidiale, perfido e senza scrupoli.
Disgustosa creatura macilenta, si aggira nei luoghi più reconditi delle menti umane, proliferando in quelle più fragili e influenzabili. Si propaga velocemente ove trova un terreno fertile di insicurezza e ignoranza.

Si insidia nella testa delle persone più deboli, le circuisce con parole suadenti e diviene la colonna portante di ogni loro pensiero.
Si nutre di incertezza, di inettitudine e di paura, produce scorie di odio e follia.
Il pregiudizio dilania il buon senso e fa a pezzi la capacità di ragionamento.
Bisbiglia malefico nella testa delle persone, racconta loro di terribili pericoli immaginari, storie di paura, dolci idee di vendetta insensata.

Seduce il loro cuore, lo avvelena rendendolo arido e sterile.
Sa nascondersi molto bene: all’inizio sembra innocuo e nessuno ci fa particolarmente caso, ma con il passare del tempo il fetore dell’odio proveniente da coloro che ne sono affetti si fa più forte. Lo si percepisce ad ogni loro parola, quando danno aria alla bocca per condividere pensieri marcescenti dettati dalla più cieca delle paure.
Il pregiudizio è un germe malefico che infetta l’umanità delle persone alla radice e le trasforma in gusci vuoti incapaci di provare anche il più umile dei sentimenti, la compassione.

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Le conseguenze di questo male sono spaventose, e noi dovremmo saperlo bene.
Eppure bastano le poche parole vuote di un qualche omuncolo insignificante e siamo pronti a buttare al vento la nostra capacità di pensiero critico e autocritico, senza capire che i primi a rimetterci siamo proprio noi.
Ma come si può essere tanto ottusi? Come si fa ad inciampare sempre nello stesso errore, la memoria umana è davvero così limitata?

Il mondo che stiamo costruendo mi fa paura, una paura folle.
Ci stiamo coscientemente incamminando sulla via dell’autodistruzione, sacrificando la nostra libertà sull’altare traballante e inconsistente di una sicurezza maniacale che imprigiona gli ideali, vieta la spontaneità, soffoca i sogni.

In realtà non siamo altro che codardi: accechiamo i nostri occhi pur di non vedere le lacrime di dolore di chi ci sta accanto, perdendo così la capacità di cogliere le mille sfumature di cui si tinge l’essenza stessa dell’esistenza.
La luce nei sorrisi della gente, il calore profondo racchiuso in uno sguardo.
Ci tappiamo le orecchie, perché quel che rimane della nostra coscienza ci rende impossibile sopportare le grida di aiuto di chi lotta per la sopravvivenza. Ma diventiamo sordi alla musica di cui vibra l’Universo, insensibili alla poesia della vita.

Disdegniamo il contatto umano per paura che possa generare nel nostro cuore indurito dall’odio una qualche scintilla di amore, empatia, solidarietà.
Pezzo dopo pezzo abbiamo amputato la nostra umanità, riducendoci a tristi esseri anaffettivi dalla mente deforme, la vista annebbiata e il pensiero distorto.
 
Possiamo ancora ritenerci essere umani?

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Photo by: Dev Asangbam

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