Il Monte Fuji

Dall’ inconfondibile forma conica quasi perfetta, il Monte Fuji è uno dei simboli più famosi del Giappone.
Con i suoi 3776 metri di altezza, è la montagna più alta del Paese ed è considerata una delle tre montagne sacre del Giappone. Gli shintoisti considerano doveroso andare in pellegrinaggio sulle sue pendici almeno una volta nella vita, mentre i buddisti credono che il Fuji sia un portale per accedere ad un altro mondo.
Il Monte Fuji è un vulcano, ma è inattivo da circa 300 anni. Si trova sull’isola di Honshū, nella zona ovest di Tokyo a circa 100 km dalla città.
Se il tempo atmosferico lo permette, la montagna è ben visibile da molti punti della regione, tra cui la stessa Tokyo.
Durante la stagione di apertura è possibile salire sulla cima del vulcano. Purtroppo per me, i mesi di apertura vanno da maggio ad agosto, ho quindi dovuto rinunciare all’idea del trekking che mi stava frullando per la testa! È fortemente sconsigliata la salita fuori stagione, i cambiamenti atmosferici sono improvvisi e radicali e ogni anno avvengono diversi incidenti.
Il monte, oltre che un sito storico di rilevante importanza, è patrimonio mondiale come sito culturale. L’intera regione è costellata di siti Unesco, tutti relativi al Monte Fuji.
L’origine del nome Fuji non è affatto chiara. Secondo un’etimologia popolare, fuji verrebbe dai caratteri  che significa “no” + “due”, nel senso di senza eguali o incomparabile.
Per altri deriverebbe da 不尽   , “no” + “fine” e cioè senza fine, infinito.
Un racconto popolare del X secolo assegna alla parola fuji l’etimologia di immortale.
In realtà a questo nome vengono attribuiti moltissimi significati: montagna dalla forma di spiga di riso, fuoco, vita eterna, arcobaleno di glicini, cima del loto, uomo di valore, … ci sono decine di esempi.
Il Monte Fuji è un luogo speciale, dalla bellezza paesaggistica straordinaria e dalla storia antica. Non c’è da sorprendersi se la sua presenza è tanto radicata nella cultura, nei riti e nelle credenze, nelle leggende e nella tradizione giapponese.
A proposito, una delle tante leggende riguardanti il Fuji, spiegherebbe il motivo per cui la sua cima resti innevata per ben dieci mesi all’anno.
Successe che un giorno, un dio chiamato Miogi-no Mikoto, chiese ospitalità per la notte al Monte Fuji, che però rifiutò. A nulla valsero le sue preghiere o la sua insistenza, il Monte Fuji proprio non ne voleva sapere. Miogi-no Mikoto fu quindi costretto a cercare altrove e trovò una sistemazione presso il Monte Tsukuba. Il dio però non volle darla vita al Fuji e decise di vendicarsi. Lo condannò a essere sempre ricoperto di neve e a passare la sua esistenza in totale isolamento.

La visita al Monte Fuji

La vista più spettacolare del Fuji si ha certamente da uno dei cinque laghi che giacciono ai piedi del monte, in quella che viene chiamata per l’appunto, regione dei cinque laghi. Si trova alla base nord del Monte Fuji, nella prefettura di Yamanashi.
I laghi sono disposti ad arco, lungo la base settentrionale della montagna, nel mezzo di un sistema di catene montuose e vulcani creatisi durante un’eruzione del Fuji.
In origine esisteva un solo grande lago, che fu diviso dai flussi di lava in cinque pezzi più piccoli: il lago Kawaguchi, il lago Saiko, il lago Shoji, il lago Motosu e il lago Yamanaka.

Il lago Kawaguchi è il più accessibile e quindi il più turistico dei cinque.
Per la mancanza di tempo (e un pochino per la mancanza di una buona organizzazione), la mia scelta è ricaduta proprio su questo lago.
Nonostante il Kawaguchi sia il più vicino tra i cinque, ho impiegato circa tre ore di tempo per giungervi, prendendo ben quattro mezzi diversi:
la metro, dal mio ostello alla stazione di Shinjuku; il primo treno, da Shinjuku alla stazione di Otsuki; il secondo treno, da Otsuki alla stazione di Kawaguchiko nella cittadina di Fujikawaguchiko-machi; un bus, dalla stazione di Kawaguchiko alle rive del lago.
Una Via Crucis infinita.
Giunta a Kawaguchiko Station, mi sono unita alla numerosa folla in fila, nell’attesa del quarto ed ultimo mezzo pubblico del percorso di andata. La cittadina di Fujikawaguchiko offre la possibilità di scegliere tra tre diversi bus, ognuno con una rotta panoramica differente. C’è la possibilità di scendere a diverse fermate, a seconda di dove si debba andare e che cosa si desideri vedere. I bus portano agli alberghi principali, ai musei e ai punti panoramici migliori dai quali osservare il Fuji.
È proprio da uno di questi autobus che ho visto il Fuji per la prima volta, e ne sono rimasta spiazzata.

Il bus procede spedito per le stradine di Fujikawaguchiko. È stracolmo di gente, sono costretta ad una immobilità assai scomoda, pigiata tra decine di corpi, borse e borsoni. Il mio sguarda vaga perso, fuori dal finestrino. So che il Fuji si trova là fuori da qualche parte, ma non avendolo ancora visto non so quanto vicino possa essere. Il bus si prepara ad affrontare una curva, il paesaggio cambia girando su sé stesso di quasi 90 gradi. Ed ecco che lo vedo. Un gigantesco Fuji mi si para davanti quasi di colpo, prendendosi l’orizzonte tutto per sé torreggia sul mondo con una maestosità impressionante.
Si sa, il Monte Fuji è grande, ma uno non se ne rende conto fino a quando non se lo si ritrova davanti. Non è semplicemente grande, la sua massiccia imponenza lascia senza fiato.
Il tutto dura un minuto, un’altra curva e il Fuji sparisce dalla mia vista, ma rimane bene impresso nella mia mente e nella mia espressione inebetita.
Dopo una lunghissima ora scendo all’ultima fermata, la più vicina alle acque del lago.

Il Fuji è ricoperto da una sottile foschia, ne approfitto per fare due passi.
Nell’attesa e nella speranza che il cielo attorno alla sua cima si rassereni, decido di fermarmi per mangiare un boccone. Trovo un comodo posticino sulla riva, prendo la sottospecie di pranzo a sacco che mi sono portata dietro e mangio quella che per l’orario è meglio definibile come merenda.
Il Fuji si erge di fronte a me in tutta la sua maestosità. Il sole lo adorna di luce rosa e arancio, dandogli un ultimo bacio prima di andare a coricarsi dall’altra parte del mondo.
La cima innevata risplende nell’ultima luce del giorno. Si fa meno timida e un poco alla volta si spoglia della sua soffice veste bianca, mostrandosi al mondo in tutta la sua bellezza.

I magnifici panorami che il Fuji offre sono stati da sempre al centro dell’attenzione di artisti e fotografi. Una delle raccolte artistiche più famose sono le cosiddette Trentasei vedute del Monte Fuji di Katsushika Hokusai. Si tratta di una serie paesaggistica di 46 stampe realizzata dall’artista tra il 1826 e il 1833. Il soggetto di tutte e 46 stampe è Monte Fuji, rappresentato in condizioni meteorologiche e stagioni diverse da posti e distanze variabili.

Under the Wave off Kanagawa by Katsushika Hokusai

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