L’inferno di Kandapara, le prostitute bambine

Kandapara, Bangladesh, prostituzione minorile
Photo by: nevil zaveri

Bangladesh, città di Tangail.
Siamo nella regione centrale del paese, a un paio d’ore di macchina dalla capitale Dhaka.
A soli 5 minuti a piedi dal centro della città si trova Kandapara, il famoso quartiere a luce rosse di Tangail.

Il Bangladesh è uno dei pochi paesi musulmani dove la prostituzione è ancora legale, e Kandapara è riconosciuto come il più antico dei 17 bordelli ufficiali della nazione.
Per legge, vi possono lavorare solo le ragazze che hanno raggiunto la maggiore età, e ognuna di loro deve disporre di un documento personale legale.
La realtà purtroppo è ben diversa, in quanto la maggior parte delle ragazze che lavora nei bordelli bengalesi è molto, molto più giovane del minimo consentito: molte di loro vengono sfruttate già dal 12esimo anno di età.

Kandapara, Bangladesh, prostituzione minorile
Photo by: Kibae Park

Nel 2014 alcune ONG locali riuscirono nell’intento di far radere al suolo il bordello di Kandapara.
In seguito a numerose proteste però, venne subito ricostruito con il consenso della Bangladesh National Women Lawyers Association e con la benedizione dell’Alta Corte, secondo cui il licenziamento delle lavoratrici era un atto illegale, e la chiusura del bordello non avrebbe assicurato alcuna sussistenza e dignità alle stesse.
Distruggere il bordello equivaleva infatti al licenziamento delle prostitute, che non avevano nessun altro posto nel quale andare.

È un paradosso, ma senza un serio intervento governativo, la vita nel bordello è l’unica alla quale quelle donne possano realmente aspirare: a causa dello stigma sociale infatti, le ragazze che cadono nell’inferno di Kandapara difficilmente riescono a uscirne. Una volta divenute prostitute la loro reputazione è rovinata per sempre, e al di fuori del bordello sono ripudiate dalla società, che le disprezza e le allontana.

Kandapara, il volto della disperazione

Molte delle donne presenti sono nate proprio qui, nel bordello di Kandapara. Qualcuna vi è giunta per scappare da una brutta situazione famigliare, qualcun’altra è stata venduta dalla propria famiglia.
Dal momento in cui le ragazze vengono vendute diventano proprietà esclusiva del protettore o protettrice a cui vengono affidate.
Devono sottostare a orari di lavoro estenuanti, costrette a soddisfare una media di 20 clienti al giorno.
Per 12 ore al giorno, sette giorni su sette.

Che il loro padrone sia un uomo o una donna (rispettivamente Babu e Madame o Sardarnis), poco importa: a Kandapara le ragazze divengono delle schiave, sfruttate fino all’esaurimento.
Una volta entrate a Kandapara perdono ogni diritto e non posseggono più alcuna dignità.

Kandapara, Bangladesh, prostituzione minorile
Photo by: Dreamstime

L’Oradexon, la droga delle baby prostitute di Kandapara

Per apparire più sane e quindi più appetibili agli occhi dei clienti, le ragazze sono costrette ad assumere l’Oradexon, uno steroide generalmente utilizzato per gonfiare il bestiame.
L’Oradexon è un farmaco richiestissimo e ampliamente utilizzato in tutto il bordello. Il suo costo è irrisorio ed è estremamente facile da trovare.

L’assunzione dell’Oradexon permette alle ragazze di nascondere uno stato di salute precario, causato dall’estrema povertà nella quale vivono, e di attirare quindi un maggior numero di clienti.
Alle ragazzine più giovani viene somministrato per trasformarle, per riempire e arrotondare i loro corpi ancora acerbi, regalando loro l’apparenza della maggiore età.
Purtroppo questo farmaco è un vero e proprio veleno per il corpo, dagli effetti collaterali devastanti. Causa il diabete, la pressione alta, danneggia irreversibilmente il fegato e i reni. Se assunto in dosi massicce può portare alla morte.
Causa inoltre una forte dipendenza fisica, la cui astinenza provoca febbre, inappetenza, forti dolori e malessere. Molte delle ragazze non possono fare a meno di assumerlo, neanche volendo.

La povertà e la miseria sono onnipresenti a Kandapara, mentre l’igiene, la scolarizzazione e la sicurezza personale sono del tutto assenti.
I guadagni delle ragazze sono generalmente miseri, le ore di lavoro sono troppe e ogni moto di ribellione viene brutalmente soppresso.
Violenza, torture, costrizioni e stupri ripetuti. Malattia e squallore.
Queste donne, queste bambine, sono considerate come una mera proprietà, nient’altro che una fonte di guadagno.
Sono carne da macello.

Kandapara, Bangladesh, prostituzione minorile
Photo by: bri vos

Il bracciale di perle di vetro colorato, il mio racconto su Kandapara

In occasione della terza edizione del concorso “Incrociamo le penne” ho presentato il racconto breve ‘Il bracciale di perle di vetro colorato’.

Nel mio racconto ho scelto di parlare di uno spaccato di realtà inusuale e sconcertante, che può risultare addirittura scomodo per qualcuno.
L’ho fatto con l’intento di portare l’attenzione sul delicato tema della prostituzione minorile, della tratta degli esseri umani e del mercato del sesso.
L’ho fatto con la speranza di aprire qualche mente e portare un po’ di scompiglio e turbamento.

Per poter scrivere questa storia ho dovuto fare un certo numero di ricerche, così da potermi documentare a sufficienza.
Ogni fotografia, articolo e documentario, mi ha costretto ad aprire bene gli occhi per immergermi totalmente in questa realtà.
Devo ammettere che non è stato facile, perché venire a contatto con questo tipo di consapevolezza fa male al cuore e allo spirito.
Sono situazioni che fanno parte di quel pezzetto di mondo che normalmente fingiamo di non vedere, perché ci rende dolorosamente coscienti dell’estensione e delle mille sfaccettature della misera condizione umana.

I nomi che ho scelto per i protagonisti della storia sono tutti reali e tipici di quella zona.
Per la piccola Hashi, vittima di quel mondo crudele, soffocato dall’ignoranza, dalla povertà e dalla cupidigia, ho scelto un nome molto significativo, traducibile dal bengalese come ‘risata’ o ‘felicità’.

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