L’operazione di mungitura: let’s go milking!

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Alba, mandria in attesa

La maggior parte della vita di fattoria è incentrata principalmente sul lavoro con le mucche, sulla loro mungitura e sulla gestione dei vitelli.
La mandria di Minjee pascola liberamente su un vasto terreno a qualche chilometro dal villaggio ed è composta da 14 vitelli con le rispettive madri, e i restanti 31 manzi e tori.
Durante la notte i vitelli rimangono chiusi in un recinto in cima ad una collina. Vengono liberati al mattino e lasciati pascolare per qualche ora durante il giorno.
A turno due di noi devono passare la notte lassù, in una Ger posizionata a qualche metro dal recinto dei vitelli.

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La nostra Ger,
Orkhon Valley, Mongolia

Una notte alla Ger, un tipico mattino di mungitura

Dopo aver cenato, Minjee ci accompagna alla Ger con la sua indistruttibile jeep e ci saluta dandoci qualche distratta raccomandazione riguardo al da farsi, nel caso qualche furfante tentasse di rubare le sue mucche durante la notte.
Ci avvisa del probabile pericolo con una tranquillità che sfiora la noncuranza:
“Non preoccupatevi,” dice, “se doveste sentire il rombo di un motore o delle voci sospette accanto alla Ger, chiamatemi: sarò da voi nel giro di 5 minuti! Nel frattempo, gridate la parola ‘himbee!’ può aiutare!” e sgomma via in una nuvola di polvere, ridendo divertita dalle nostre facce allarmate.

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L’interno della Ger

I furti di animali non sono frequenti, ma sono possibili e Minjee si diverte un mondo a mettere un po’ di strizza addosso a tutti:
“È importante che qualcuno passi la notte accampato nei pascoli per scoraggiare eventuali ladri!”

Insomma, non si può certo dire che le notti passate nella Ger siano tranquille o riposanti.
Ci sono molteplici cause che ci impediscono di dormire sonni tranquilli.
A cominciare dalla discutibile comodità delle brandine di ferro sfondate e mezzo arrugginite, risalenti probabilmente al secolo scorso, congiuntamente ai fastidiosi cigolii prodotti dalle suddette, ad ogni minimo movimento degli occupanti, e proseguendo quindi con il problema delle zanzare, maledetta esorbitante seccatura! Il loro ronzio è capace di penetrare nel cervello e far diventare pazzo chiunque.
Aggiungiamo poi il timore angosciante per la presenza di quei dannati ladri!

In generale, le nottate trascorse nella Ger si svolgono in questa maniera:

… Sono nel mio sacco a pelo, vestita e con la giacca, tutta avviluppata in un pesante piumone.
L’unica parte del corpo rimasta allo scoperto è il mio naso, ed è congelato.
Dopo diversi tentativi e cambi di posizione, riesco a trovarne una abbastanza comoda, che mantengo per tutta la notte rimanendo immobile.
Fuori, la Via Lattea è splendida e luminosa, serpeggia nel firmamento facendo sfoggio di tutta la sua magnificenza.
Tutto attorno a noi, il nulla.
La fredda notte oscura avvolge il mondo nel suo nero abbraccio, il buio è totale.

Lo sarebbe anche il silenzio, non fosse per il costante e pungente ronzio di qualche piccola zanzara fastidiosa, che svolazza sopra alla mia testa. Fatico a prendere sonno e per passare il tempo la mia mente si diverte a immaginare situazioni assurde e poco probabili, che unitamente all’atmosfera di preoccupazione generale, mi fanno immaginare strani rumori e ingigantire i suoni che sento.

Passi, sento chiaramente un rumore di passi umani.
Un colpo di tosse… un altro. Qui fuori c’è qualcuno, c’è sicuramente qualcuno!
Vorrà forse controllare chi c’è a guardia della mandria?
Oddio! E se ci avesse visto scendere dalla jeep?? Sarebbe perfettamente consapevole che qui ci sono solo due povere ragazze europee, totalmente incapaci nell’autodifesa personale!

Panico.
Quindi, un rombo.
Il rombo lieve di un motore in avvicinamento. Una macchina. No, una moto: il ladro ha chiamato i rinforzi, vogliono sopraffarci!
Com’era la parola che dovrei utilizzare in casi come questo? Hamber? Hibis? Hummus? Cavolo non me la ricordo!
E ora che faccio? Potrei srotolarmi piano dalle coperte, per poi saltar fuori dalla Ger a sorpresa, brandendo la pala come un’ossessa e gridando BAMBOOOO!
Potrebbe funzionare, magari li spavento!
Prima però faccio un colpo di telefono a Minjee così, se il mio piano non dovesse funzionare, avrei la possibilità che lei arrivi in tempo prima che mi rapiscano, o peggio, mi uccidano per eliminare eventuali testimoni …!

Fuori, il silenzio.
La mia mente continua imperterrita nella creazione di scenari inquietanti e pseudo avventurosi, nei quali difendo eroicamente la mandria di mucche.
Poi uno sbuffo, un altro ancora. Il respiro pesante di grosse narici, il basso nitrito tra due cavalli.
Cavalli, chicca. Sono solo cavalli. Un branco di cavalli di passaggio sta pascolando proprio fuori dalla Ger…

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Alba, un branco di cavalli errante si mescola alla mandria.
Orkhon Valley, Mongolia

All’alba ci aspetta la levataccia delle 5 e mezzo.
Nonostante la scomodità di quei letti arrangiati, fatico a lasciare il caldo tepore che mi avvolge. Mi faccio forza e mi alzo, indosso le scarpe e metto via il sacco a pelo. Esco dalla Ger sperando di trovare gli animali ad attenderci ma il miracolo, come al solito, non avviene.

Ci incamminiamo quindi nella flebile luce del giorno, scegliendo una direzione a caso nella sterminata prateria, completamente immerse in giganteschi sciami di orribili zanzare affamate.
Generalmente, dopo una marcia forzata più o meno lunga, riusciamo a trovare la mandria, che sonnecchia beata sbuffando nuvole di caldo vapore dalle grosse narici rosee. Con l’aiuto di un bastone le spingiamo quindi verso i vitelli, brandendo in aria il ramo e gridando forte ‘hutch!’

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Alba, spingendo la mandria verso la Ger e il recinto dei vitelli.
Orkhon Valley, Mongolia

Arrivate al recinto bisogna individuare le madri, spingerle verso i vitelli e legarle allo steccato.
Nel frattempo Minjee arriva spedita a bordo della sua jeep.
Uno alla volta liberiamo i vitelli, che nell’attesa si sono accalcati affamati vicino alla porta del recinto.
Appena fuori, il vitello di turno cerca automaticamente la madre per attaccarsi alle mammelle e cominciare a succhiare; quando la mucca è sufficientemente stimolata, dobbiamo essere pronte a staccare il piccolo dalla madre e legarlo allo steccato.

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I vitelli in attesa della mamma

Minjee munge ogni mucca a mano, e guardarla riporta la mente alle vecchie fotografie rurali. È davvero veloce e precisa.
Una volta munta la mucca, liberiamo il vitello perché possa andare a mangiare. Quando ha finito lo riportiamo nel recinto, e liberiamo la madre che placidamente torna a pascolare. Qualche volta lasciamo che i vitelli seguano la mandria per la durata di tutta una giornata, per poi riportarli nel recinto prima che faccia buio.

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Minjee all’opera!

Mungere una mucca è un’operazione assai difficile, soprattutto se nessuno ti spiega come si fa!
Minjee mi ha lasciato provare un paio di volte, ma devo ammettere che non ho mai ottenuto grandi risultati.
Seduta su di uno sgabellino sbilenco, strizzavo inutilmente le mammelle della povera mucca, cercando di imitare il movimento di Minjee. Dopo un iniziale illusorio successo, il latte smetteva di uscire e ogni mio tentativo risultava completamente inutile.
Strizzavo, massaggiavo, schiacciavo. Niente, nemmeno una goccia di latte.

Intorno a me le onnipresenti zanzare svolazzavano felici e la bestia infastidita agitava l’immensa coda piena di merda (permettimi il termine) di qua e di là e, più precisamente, sulla mia faccia.
Ripetutamente.

Orkhon Valley, Mongolia
Orkhon Valley, Mongolia

Dopo almeno dieci lunghissimi minuti di tentativi del tutto vani, decidevo solitamente di arrendermi.
“Minjee!” gridavo, “Si è rotto qualcosa, non funziona più!”
Le consegnavo così il secchiello inesorabilmente vuoto che lei, con il suo tocco magico, riempiva nel giro di un minuto.
La frustrazione e l’orgoglio ferito sparivano nell’istante stesso in cui salivamo in macchina per fare ritorno a casa.
Ci aspettava una meritata colazione!

Orkhon Valley, Mongolia
Mattino, mungitura terminata!

2 Risposte a “L’operazione di mungitura: let’s go milking!”

  1. Ciao Enrica, ahaha il tuo racconto, letto comodamente sul divano di casa mi ha fatto molto ridere…immagino per te non sia stato proprio così… decidere di lasciare le comodità occidentali per vivere queste esperienze diverse, difficili, emozionanti..brava, tanto di cappello come diciamo noi..Hai molto coraggio e ammetto che provo un po’ di invidia perché io non ho mai avuto il tuo coraggio di partire solo e vivere ogni giorno come fai tu. Per me è sempre stato più semplice lamentarmi per quello che non ho. Continua a scrivere io continuerò a leggere e sognare…

  2. Ciao Giovanni! Innanzitutto grazie mille, mi fa davvero piacere che il racconto piaccia e soprattutto che faccia divertire!
    Per quanto riguarda il partire, non è necessario intraprendere un viaggio avventuroso. Se davvero desideri viaggiare da solo, comincia con qualche cosa di facile. Scoprirai di avere una forza interiore che aspetta solo di essere svelata e non meno importante apprezzerai la gioia della libertà totale! Il primo passo è il più difficile, ma una volta intrapreso il cammino la strada è tutta in discesa 🙂
    Provare per credere!

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