Zhangye

In passato Zhangye rivestiva un ruolo economico fondamentale grazie all’ottima posizione geografica lungo l’antica rotta della Via della Seta. Fu un importante punto di sosta per carovane e viaggiatori, lo stesso Marco Polo visse in questa città per più di un anno.
Sono trascorsi parecchi secoli, oggi non rimane granché del suo antico splendore. È una cittadina come un’altra, il centro urbano in sé non offre niente di speciale. I viaggiatori che sostano a Zhangye la utilizzano come punto di appoggio per visitare le bellezze naturali o culturali che si trovano nelle vicinanze.
Le Montagne Arcobaleno sono l’unica ragione per cui ho deciso di fare tappa a Zhangye e durante la disorganizzata pianificazione del mio viaggio non mi sono preoccupata di verificare la presenza di altre attività interessanti da fare in zona. Diciamo che seguo la filosofia del Carpe Diem.
Per mia fortuna gli ostelli sono sempre molto ben organizzati, e offrono tutte le informazioni di cui una viaggiatrice sprovveduta come me ha bisogno!
Data la mia ridotta permanenza in città ho dovuto scremare le varie opzioni a mia disposizione e la scelta è ricaduta sul Tempio Dafo e sulle Grotte Matisi.

Il Tempio Dafo

Il Tempio Dafo si trova poco distante dal mio ostello, decido quindi di visitarlo in un pomeriggio piovoso.
Conosciuto anche come Tempio del Grande Buddha, è stato costruito più di 900 anni fa e deve la sua fama alla statua che ospita al suo interno.
Il Tempio Dafo è la casa del Buddha coricato più grande di tutta la Cina. Le sue dimensioni sono impressionanti: lungo 34.5 metri e largo 7.5 da spalla a spalla, i piedi misurano 4 metri di lunghezza e le orecchie 2.
Questo Buddha gigante se ne sta comodamente sdraiato nell’unica sala di cui è costituito il Tempio, circondato dai suoi discepoli che lo assistono mentre raggiunge il Nirvana.

Nonostante i grossi nuvoloni che ricoprono il cielo di oggi, c’è una grossa differenza di luce tra l’interno del Tempio e il giardino esterno.
Varco la soglia e attendo che gli occhi si abituino al buio nel quale è immersa la stanza. Quel che mi ritrovo davanti mi lascia senza parole: passato qualche secondo comincio a delineare i contorni di un’enorme testa, due occhi giganteschi mi guardano tranquilli.
Rimango a fissare questa statua smisurata per dieci minuti buoni, la bocca spalancata per lo stupore.

Con fare quasi reverenziale muovo i primi passi, aggirandomi per il Tempio ammiro i volti severi delle statue dei discepoli che siedono attorno al Buddha, i loro occhi mi scrutano nel buio.
Il silenzio della stanza è disturbato solo dal chiacchiericcio di qualche visitatore, i fedeli mormorano le proprie preghiere inchinandosi tre volte di fronte alla grande reliquia.
Compiuto il giro completo mi fermo nuovamente di fronte al grande viso gentile e pacato del Buddha. Lo osservo per qualche istante ancora e mi lascio investire da tutta la sua pace e profonda calma.

Le Grotte Matisi

Le Grotte Matisi si trovano a circa 60km da Zhangye, nella contea autonoma tibetana di Sunan Yugur. Sono tra le più importanti grotte buddhiste della Cina oltre alle uniche scavate in alta montagna: oltre 3000 metri sopra il livello del mare.
Il termine Matisi significa ‘tempio dello zoccolo di cavallo ’ e deriva da una leggenda legata all’origine del tempio e delle grotte. I miti popolari narrano di una divinità-cavallo che un giorno decise di scendere nel mondo degli umani. Durante la sua visita lasciò un’impronta in questo luogo, oggi considerato sacro.

Le grotte sono incastonate sulle pendici delle montagne Lingsong e costituiscono le sale del Tempio Matisi, costruito a strapiombo sulla parete del monte. Tutta la struttura è scavata nella roccia e le varie sale sono collegate da corridoi esterni o da stretti cunicoli dentro la roccia.

Fanno parte di un’area che comprende altri complessi sacri quali il Tempio dei mille Buddha, le Grotte Guanyin e il Tempio Jinta.
Come per le montagne arcobaleno raggiungo questo luogo tramite il servizio navetta offerto dall’ostello, che a differenza dei gruppi organizzati lascia la possibilità di visitare in autonomia il luogo prescelto, lasciandoti tutto il tempo necessario.

La prima cosa che noto appena scendo dal furgone è il sapore buono dell’aria. Alte montagne innevate bloccano la vista dell’orizzonte, le ammiro come se vedessi questo spettacolo per la prima volta. Inspiro forte l’aria fresca, mi riempio i polmoni quasi fino a scoppiare.  Mi sembra quasi di essere a casa.

La visita al tempio è un qualche cosa di unico. Le sale ospitano le statue delle divinità buddiste, sono vere e proprie grotte scavate nella roccia. Le raggiungo una ad una percorrendo gli angusti corridoi e le passerelle di collegamento esterne, a strapiombo sulla parete. In alcuni tratti le scale vengono meno e bisogna arrampicarsi lungo lo stretto varco verticale sovrastante, facendo attenzione a non scivolare.

I dipinti e le decorazioni tutte fanno sfoggio di tinte brillanti e accese. Accanto al grigio chiaro uniforme della roccia i colori risaltano maggiormente, sembrano ancora più luminosi.
Le porte, le scale e tutti i passaggi in generale non superano il mezzo metro di larghezza e capita quindi di dover aspettare il proprio turno per poter passare.

Molti visitatori si fermano di sala in sala, porgendo omaggio e preghiere alle differenti divinità.
In tutto il tempio si respira un’atmosfera molto spirituale, carica di un’energia potente, quasi tangibile.
Al termine della visita mi sento in qualche modo rigenerata, carica di positività e in pace. Questo luogo fa bene allo spirito, porta calma, quiete e chiarezza.

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