Goodbye my Friends, Goodbye

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Pronta alla partenza, la Transiberiana continua

Il crepuscolo lascia che la notte si impossessi del mondo, e io mi accingo a salutare i primi amici che questo viaggio mi ha regalato.
Goodbye my friends, goodbye.
Il treno si muove lentamente verso est, lasciandosi alle spalle ciò che è stato.
Sempre più in profondità, nel cuore della Russia.
“In the middle of nowhere” come ha detto il mio amico Grigory, prima di salutarci.
Guardo il nulla scorrere dal finestrino, campi infiniti, paesini sconosciuti.
Sento una sorta di apprensione, una specie di disagio. Ripenso ai giorni vissuti a Kazan e già mi manca la fantastica compagnia che ho avuto l’immensa fortuna di conoscere in questa splendida città.
Goodbye my Friends, Goodbye.

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La stazione dei treni di Kazan

Grigory, dagli occhi buoni e dal bellissimo sorriso, il più particolare del mondo.
Metà tataro e metà israeliano, studia assiduamente l’inglese per avere un’opportunità. È uno scrittore, e sogna che tutto il mondo capisca bene che cosa ha da dire.

Il suo amico Iskander, musicista e profondo conoscitore del mondo, parlare con lui è come leggere un’enciclopedia. Estremamente cordiale, ha un sorriso perenne dipinto sul volto. Ha scritto moltissime canzoni, ed io ho avuto la fortuna di ascoltarne parecchie.

Dima e la sua dolcissima metà, Julia, che viaggiano in autostop attraverso la Russia intera per inseguire un sogno.
Dima è bielorusso, originario di Minsk. È un musicista dal talento formidabile, la versione russa di De Andrè. Ha una capacità interpretativa unica e la sua simpatia è travolgente.
Lui e Julia condividono un amore profondo. Quando lei lo guarda suonare, è come se fosse sempre la prima volta.
Vivono felici la loro semplice vita a Skadovs’k, una cittadina dell’Ucraina, il paese originario di Julia. Lei non parla inglese e non ho avuto modo di conoscerla meglio. È una donna cortese e premurosa che guarda il mondo attraverso due grandi occhi da bambina. Il suo viso, delicatamente decorato dalla leggera ragnatela del tempo.

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Kazan, all’imbrunire

Il viaggio continua

Piove, il buio è totale.
Il temporale mi regala rapide istantanee del paesaggio: sagome nere ben definite contro il giallo accecante dei lampi.
Il treno procede ad una lentezza incredibile, ma non c’è nessuna fretta.
La tristezza mi invade al ritmo delle maree, e io mi ci immergo totalmente. La ascolto e la assaporo.
Grigory mi ha rivelato che va bene essere tristi, significa che il posto che si sta lasciando ci ha reso felici. E questa è una cosa buona.
Kazan mi ha reso incredibilmente felice, e nulla sarebbe stato possibile senza la presenza di persone così straordinariamente contente della vita.
Sono profondamente grata.

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